Nei primi anni ’80 dominati dal grigio e dal nero del dark, uno spiraglio di luce si intravedeva all’orizzonte. Nel volgere di poco tempo quello spiraglio si trasformò in un vortice multicolore: sempre più formazioni decisero che era venuto il momento di ritornare alla purezza e alla gioia degli anni ’60. Il rinascimento neo-Sixties era iniziato.
Tra i protagonisti di quella felice stagione creativa i milanesi Four By Art furono dei veri “prime mover”. Considerati uno dei gruppi di punta del modernismo in Italia, i Four By Art erano in realtà un gruppo che si abbeverava alle fonti del Sixties-sound nelle sue innumerevoli sfaccettature: la loro miscela musicale attingeva al sound grezzo del garage e del R&B, lambiva i territori della psichedelia, ma non mancava mai di essere pulito e melodico.
Da anni fuori catalogo e introvabili oggetti per collezionisti, i dischi dei Four By Art non sono mai stati ristampati. Finora. Ci ha pensato Area Pirata, con questa bellissima raccolta, a rendere nuovamente disponibile tutta la produzione del combo meneghino. “The Early Years ’82 – ‘86” contiene l’intera discografia della band: il singolo autoprodotto nel 1983 e i due album usciti con il marchio della Electric Eye, più tre inedite tracce live. Si parte dai tre brani di “My Mind In Four Sights” che, seppure un po’ acerbi, colpiscono nel segno: briosi e stilisticamente eleganti nella title-track e in “Who Killed Snoopy?, mentre in “Future In The Past” emerge il versante più marcatamente psichedelico della band.
E’ quindi la volta dei dieci brani che compongono il primo omonimo album: “Four By Art” si apre con “I Can’t Stand Your Love”, un episodio intriso da splendidi fraseggi di organo, cui segue la più ritmata e garagistica “Torpedo Woman”, mentre la sdolcinata “Not Teardrops On The Floor” svela qualche ingenuità compositiva. La splendida “Lost In A Ghost Town” ha movenze psichedeliche e visionarie, “Don’t Call Me On The Phone” è un urticante R&B, “Do The Shimmy Shimmy Duck” una divertente mod song, mentre “A Little Bit Of Ice” è un mirabile esempio di Hammond beat e “I’m Having Fun” un perfetto incrocio di influenze garage e R&B.
Con il successivo “Everybody’s An Artist With…” la crescita dei Four By Art è esponenziale. Il gruppo realizza un album impeccabile, il disco della maturità. Come dimostrano le splendide “Just Feeling Allright”, “Don’t Mess With Judas” e “Cold Sensation”, giusto per citarne tre, oltre alla riuscitissima cover di “Nightime”.
L’antologia si chiude sulle note di tre inedite tracce live, tra cui una grintosissima versione di “Psychotic Reaction” dei Count Five tratta da un concerto del 1985 in compagnia del soulman americano Arthur Miles. Un motivo in più per non perdere questa bellissima raccolta e riscoprire una delle band di punta del movimento neo-Sixties di vent’anni fa.
Autore: Roberto Calabrò