L’amore.
L’amore folle, che annebbia il cervello, che induce a fare cose impensabili, che mette alla prova, che tiene in uno stato di costante tensione.
L’amore incondizionato.
L’amore ad ogni costo.
L’amore violato.
L’amore tradito.
L’amore perso. L’amore ritrovato. L’amore che riempie la vita. L’amore che ti distrugge. L’amore molesto. L’amore che si auto-distrugge. L’amore a tutto tondo. L’amore giorno dopo giorno, dopo giorno…
Lei ama lui, alla follia. Gli fa scenate assurde, urla e sbraita, in fondo per niente. Prende a calci attimi di serenità, giusto per sfogare le proprie debolezze. Ha paura, paura di perdere ciò che più di tutto la fa sentire viva. Paura di perdere parte di sé. Paura di perdersi. E allora decide di auto-distruggersi. Di sparire, di morire. Per poi resuscitare e con un volto nuovo, tornare dal proprio amato. Ma lui sarà in grado di riconoscerla? E le sue paure spariranno? Seen-hi abusa come una mantide, del suo amore. E lo uccide infinite volte. Ingabbiata nelle maglie appiccicose di una passione insensata. “Time”, l’ultimo film del regista coreano, è una storia senza tempo: la parabola infinita dell’amore.
Una storia millenaria che vede moltitudini di protagonisti alternarsi incessantemente. E recitare, in fondo, tutti lo stesso copione. Kim Ki-Duk (dopo “L’Arco”, “Ferro 3”, “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera”) dà ancora una volta vita ad una storia incredibile – per l’eccezionalità della trama, per l’incanto delle immagini, per la sapienza registica – eppure profondamente umana.
Raccontata come attraverso un processo di sublimazione. Alternato da cariche di fendenti puntate al cuore. Croce e delizia. Eros e Thanatos. Vita e morte in bilico lungo le trame del desiderio.
Giorno e notte che s’inseguono incessantemente, senza mai incontrarsi, se non per un attimo.
Statue di sale travolte dal vento della passione, adagiate sulla sabbia, immobili, eppure in tensione, come in attesa…In attesa di poter rincontrare l’amato per poi saturarlo di inutili sproloqui, per poi tradirlo, per poi ammazzarlo, per poi ricominciare…
Autore: Michela Aprea