C’è una tensione sottile e costante che attraversa tutto il nuovo disco dei Franklin Delano. Un tensione palpabile nei feedback delle chitarre tenuti a bada a stento, nelle voci di Paolo Iocca e Marcella Riccardi che s’intrecciano e si scontrano, nelle esplosioni di distorsioni che sconquassano lo stato di calma-apparente in cui dondolano queste canzoni allucinate e dolenti.
Canzoni che si dilatano a dismisura, rendendo sfocati i contorni e intangibili le forme. Canzoni immerse in un flusso dall’andamento incostante, ma sempre e comunque ipnotico e seducente, inquieto e inquietante.
“Like a smoking gun in front of me”, lo splendido secondo disco della band, registrato a Bologna (nell’Homesleep Studio) e poi mixato negli States, vede la partecipazione di ospiti importanti (Tim Rutili e i Califone) e di un produttore – Brian Deck – che ha nel curriculum dischi con personaggi quali Modest Mouse e Iron&Wine.
E’ un lavoro che mostra una band matura e consapevole dei propri mezzi, motivata e anche parecchio ambiziosa. Innamorata perdutamente del migliore alternative-country americano, ma fermamente convinta nell’impegnarsi a proporne un’interpretazione quanto più possibile personale e non stereotipata. Iniziando dalla scelta dei “colori” di cui tingere il proprio suono: i più scuri che riuscite ad immaginare…
Autore: Daniele Lama