Dall’orgogliosa Sardegna ecco un gruppo combat-rock che si autoproduce i dischi – questo è il loro terzo lavoro in 10 anni – con tanto di bollino SIAE e copertina cartonata, ed in effetti va detto che “Hijos”, anche musicalmente, non suona affatto approssimativo come un demo, ma piuttosto come un’operazione in grande stile nel quale i componenti credono fermamente e che meriterebbe l’interessamento di qualche etichetta disposta a corteggiarli sino a farli capitolare, convincendoli così a farsi conoscere di più anche sullo “stivale”. Tutti i 7 componenti del gruppo partecipano alla scrittura dei testi ed alcune liriche sono commissionate a bravi autori sardi come Fabio Coronas, per loro stessa ammissione nei credits vero e proprio componente aggiunto degli Askra.
Eredi di analoghi gruppi schieratissimi a difesa di chi è bistrattato quali Stormy Six, Banda Bassotti, Bisca e Sud Sound System, e con un passato hardcore alle spalle, gli Askra scelgono il loro dialetto nuorese per denunciare ingiustizie che sono sotto gli occhi di tutti: particolarmente la cinica, ipocrita ed arrogante prepotenza dei Paesi occidentali con i loro vigliacchi ed asettici sistemi di guerra (“… saranno generosi!, con grandi uccelli pane dal cielo vi getteranno: pane e piombo, piombo e pane…”), la violenza israeliana subita ormai da mezzo secolo da libanesi e palestinesi (‘Deye Yasin’), le schifezze dell’indelebile dittatura argentina di 40 anni fa (‘Hijos’), lo scandalo delle scorie nucleari seppellite di contrabando in Sardegna da funzionari locali corrotti e dagli “europei del continente”, visti inevitabilmente dagli Askra come stranieri (“…gli sporchi traffici del padrone continentale, perchè la Sardegna non gli è figlia…”) nella strepitosa ‘Nucleartango’, dove ci accorgiamo di come la lingua della bella isola mediterranea suoni simile allo spagnolo, adattandosi così bene all’incedere del tango.
Rispolverano poi – sia in italiano che in dialetto – ‘Il Disertore’ di Fossati, canzone antimilitarista per antonomasia, e ci sorprendono per spessore lirico anche in ‘Gramsci’, dove il grande leader, intellettuale e loro conterraneo sardo viene raccontato come semplice uomo in difficoltà nel momento più buio: i sei anni dell’infame carcerazione fascista.
Nel libretto fortunatamente tutti i testi delle canzoni – oltre che in dialetto – sono riportati anche in lingua italiana; stessa sorte per le due canzoni in lingua spagnola, ma vi garantisco che un testo cantato in spagnolo può essere meno incomprensibile di uno cantato nella gutturale e misteriosa lingua sarda…
(info: http://www.askra.it/)
Autore: Fausto Turi