Abbandonati i PGR, la brava cantante lanciata 12 anni fa da Ferretti, Maroccolo, Zamboni e Magnelli nei CSI incide ora il suo terzo disco solista in carriera, dopo “Trama Tenue” del 1999 su Sonica e l’esperimento orchestrale “Smodato Temperante” del 2002 per il Manifesto. Anche qui come in passato le musiche sono firmate dal tastierista – anch’egli ormai ex PGR – Francesco Magnelli (al basso talvolta compare Max Gazzè) e consistono fondamentalmente di eleganti, ben arrangiate – talvolta essenziali talvolta complesse – “arie” pianistiche qua e là disturbate da tastiere e chitarre distorte secondo uno schema compositivo ben noto a chi conosce la produzione dei CSI degli anni 90.
E riguardo al suo ingombrante passato ci intriga, Ginevra, quando nei testi riprende certe immagini care a Ferretti (“…danzano i vecchi irriverenti, danzo anch’io…”, “…immaginò i millenni e i popoli, madre severa ci veglia la memoria…”). La voce della cantante, stupenda come sempre, si distende alla perfezione su liriche new age ispirate alla Natura che crea la vita come una madre, alla danza come momento propiziatorio, e così via su concetti la cui comprensione richiede concentrazione, grande sensibilità – magari femminile – e mezza tonnellata di ascolti col libricino dei testi alla mano.
‘La Rete’ è una canzone contro la tv che appiattisce i sentimenti e banalizza persino la morte, ‘J’ è dedicata sicuramente al figlioletto Jacopo (“…immagino il futuro/ sguardo incolore avrai da adolescente/ andatura insicura saturnale/ con istinto animale annusi l’aria…”), il quale curiosamente compare anche come autore di un paio di canzoni, ma le cose migliori sono le languide ballate dove Magnelli sfodera il suo talento compositivo: ‘Andirivieni’, ‘Io/Tu’, ‘Hannorè’ e la conclusiva pacifista ‘Madre Severa’.
Storciamo un po’ il naso quando, per coltivare le pur legittime ambizioni da classifica, Ginevra si inoltra in territori dai quali siamo soliti tenerci alla larga: in ‘Passero’ sembra di sentire gli esercizi estetici di Giorgia, nella cupa ‘No Exit’ quelli di Elisa, e così quella dichiarazione di intenti “…chiamàti a raccolta, chè non è tempo di musica ascoltabile…” nel singolo ‘Fedeli Differenti’ sembra rinnegata.
Meglio piuttosto quando Ginevra si rifà a modelli più consoni a lei ed al suo passato come nell’etno-ieratica ‘Hannorè’, sullo stile di Lalli e Lisa Gerrard. L’indie-rock italiano ha bisogno di Ginevra di Marco, speriamo di non perderla mai…
Autore: Fausto Turi