Un uomo e una donna hanno camminato insieme. E poi? Ci sono tanti modi per metabolizzare la fine di una storia d’amore. Uno di questi è sicuramente scrivere delle poesie. Ed è quello che riesce benissimo a PJ Harvey. La cantante del Doset, dopo le angosce di “White chalk”, del 2007, album frutto di un periodo oscuro, dovuto appunto ad una delusione amorosa, finalmente ha ricominciato ad alzare la testa, uscendo dal guscio. Se “White chalk” era un lavoro assolutamente autarchico, per questo lavoro ha voluto lavorare nuovamente con John Parish, con il quale aveva già condiviso lo splendido “Dance hall at Louse Point”. In “A woman a man walked by” i due si sono perfettamente divisi i ruoli, lei ha scritto delle struggenti poesie, lui vi ha cesellato il sound con la perizia che si addice a pochi professionisti. Parish ha assecondato gli umori della Harvey, dandole sempre l’opportuno sostegno, sul quale lei è sempre riuscita ad accomodarsi, in modo da potersi esprimere come più le è consono. Un’accoppiata perfetta insomma. I testi parlano di tutto, della morte, dell’amore, di abbandoni, di lutti, tanto essenziali, quanto efficaci e penetranti. Parish si esprime con un indie-pop volto al minimalismo, ma che sa essere anche spigoloso. Si parte con la vibrante “Black hearted love”, nella quale la Harvey canta in modo accorato, la successiva “Sixteen, fifteen, fourteen” va in crescendo ed è caratterizzata da un mandolino costante. In “Leaving California” c’è tutta la malinconia e la difficoltà ad accettare la fine di un amore, al punto che, con un cantato evocativo ed acuto, PJ Harvey rende soggetto la California, rea di averla uccisa. In “The chair”, spezzettata ed incostante sono presenti elementi dub e Polly Jean ci aggrazia con la tonalità avvolgente utilizzata in “April”. La title-track mostra la parte più irruente, e quindi decisamente rock della poetessa, al punto che dimostra ancora una volta di essere il corrispettivo femminile di Nick Cave, così come in “Pig will not” il suo canto si fa sguaiato e riaffiorano le sue radici selvagge, mai domate. Gli ultimi due brani, “Passionless, pointless” e “Cracks in canvas” sono particolarmente aggraziate e flebili. Con questo cd si conferma l’adagio che la sofferenza spinge gli artisti ad esprimersi al meglio.
PJ Harvey & John Parish: California and Black Hearted Love
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Autore: Vittoio Lannutti