Parafrasando il testo del brano “La terza guerra mondiale”, potrei dire che “oggi ho deciso di farmi male” …e quindi ho messo su “Saltando dentro al fuoco” dei lombardi Grenouille. Ennesimo strazio inflittomi dall’ennesimo gruppo nostrano vagante in territori post-grunge, con tanto di cantato in italiano a regalare più ombre che luci. Tante ombre: in “Babilonia” è di una tristezza sconsolante imbattersi nel sosia di Cristiano Godano che getta urli sul microfono e, una volta arrivati alla title-track, risulta pressoché impossibile frenare in tempo prima di tamponare gli Afterhours piantati nella circonvallazione esterna di Milano. Ma non è certo finita qui, visto che in scaletta troviamo pure i Sonic Youth svaccati in Brianza (“La Giò ed io”), gli Alice in Chains col fiatone (“La mia Pic Cola”) ed i Soundgarden con i brufoli (“8 buoni modi”).
Faccio davvero fatica a trovare elementi positivi in una proposta del genere, sottolineerei solo il lungo pezzo strumentale posto in conclusione, senz’altro la cosa migliore del lotto con quelle distorsioni di chitarra e quei tocchi percussivi echeggianti nel deserto texano di Ry Cooder. Una possibile direzione per il futuro, anche perché non credo che il saccheggio qui messo in atto possa dare molti altri frutti: pescando a piene mani un po’ di qua (Marlene Kuntz e Afterhours in testa) e un po’ di là (Nirvana e compagnia grunge al seguito), non si va poi così lontano. Al momento i Grenouille mi sembrano solo una discreta cover band, niente di più.
Autore: Guido Gambacorta