Lo ‘Slum’, luogo di fame, malattie e prepotenze, è l’orrida baraccopoli di fango e legno che sorge immancabilmente intorno alle grandi città dei Paesi in via di sviluppo. L’attrice e regista Milvia Marigliano ha preparato, assieme al Parto delle Nuvole Pesanti, uno spettacolo teatrale che pesca storie e favole amare proprio da lì, da quel Mondo estremo in cui la vita è tanto dura, e senza alcuna speranza di riscatto. Piccole storie in forma di monologo recitate dalla stessa Milva Marigliano, intervallate ciascuna da un brano musicale – cui i monologhi talvolta fanno proprio da introduzione – eseguiti e composti dalle Nuvole Pesanti, che amplificano così la propria attitudine migrante e terzomondista, e portano in dote allo spettacolo anche il senso dell’umorismo, i dialetti e, aggiungo, una grande umanità nel trattare certi temi delicati, come l’immigrazione clandestina via mare, o la condizione della donna.
Se il DVD contiene i 60 minuti dello spettacolo, visivamente un po’ statico, con le favole africane recitate sul palco per intero dall’attrice, intervallate dalle canzoni della band, cui la Marigliano pure partecipa, il CD invece contiene 10 canzoni dello spettacolo – più una, l’esilarante ‘Bossa Africana’ – rifatte in studio, ed intervallate da piccole schegge dei monologhi della Marigliano.
E parliamo della musica, allora: il Parto delle Nuvole Pesanti, negli anni, è piuttosto cambiato, e per l’occasione speciale in teatro, ancor di più, indossando un nuovo vestito musicale, diciamo un abito da sera – solo musicale, beninteso, perché sul palco del teatro ci salgono comunque in canottiera… – e non dimentichiamo che il terzetto calabro romagnolo – basso, chitarra elettrica, tammorra e voce – all’inizio degli anni 90 aveva cominciato con una taranta moderna ed elettrica, ed un combat folk accorpabile a quello di Bandabardò e Modena City Ramblers. Oggi, specie a teatro – con la formazione rinnovata di recente – vien fuori soprattutto un’anima etno jazz, tipo Avion Travel ma più popolare, con ritmi anche liberatori, come nelle tarante ‘Dicitimmillu duv’è’ e ‘Prova a Respirare’.
Ma l’anima di ‘Slum’, ascoltare per credere, sta soprattutto nei protagonisti delle canzoni: il bambino morto di malaria ne ‘Il Vampiro’, o Rahid, che attraversa il Mediterraneo sulla zattera cercando una vita degna, o Mirna, la donna sfruttata, metafora di tutta l’Africa sfruttata. E poi la sposa senza denti, i fratelli pescatori Furbo e Fesso …
Il Parto, a quanto pare, sta già lavorando al prossimo imminente album, mentre sta girando soprattutto nei Festival il film da loro realizzato, intitolato ‘I Colori dell’Abbandono’ (regia di Paolo Taddei), ed ambientato in Calabria; ricordiamo la discografia della band: guerra al salario (demo, 1991); alisifare (1994); pristafora (1996); quattro battute di povertà (1997); sulle ali della mosca (1999); roccu u stortu (2001); attenzione all’estinzione (2002); ho visto anche degli zingari felici (con C. Lolli, 2003); il parto (2004); slum (cd+dvd, 2008).
Autore: Fausto Turi