Dopo due anni di assenza dai nostri palchi, torna Adam Green in Italia con sole due date, Bologna e Milano. Roma, no, troppi guai a quanto pare e quindi meglio tenersi lontani. Tuttavia, nonostante l’apparenza più pacata e romantica, a tratti malinconica, del suo ultimo lavoro, l’istrione del folk americano non rinuncia alla straordinaria ironia che lo accompagna da sempre e che rende unica e inimitabile ogni cosa che fa. I più cattivi avevano prefigurato un Adam distrutto, dopo la rottura con la ex moglie, sposata solo nel 2008…per fortuna Green sta meglio di sempre. Grazziaddio. È la gente che deve sempre pensare male, nz.
Il tuo ultimo disco colpisce per le tonalità estremamente intime rispetto ai tuoi lavori precedenti. In particolare, a cosa si riferisce il titolo Minor Love?
Cosa significa? beh è molto complicato, nessuno davvero sa cosa significa, è aperto ad interpretazioni… non si può dire cosa significa perché è un mistero. Il disco è stato registrato a Los Angeles in cinque settimane, spero ti sia piaciuto…
Altrochè. Tra l’altro hai anticipato l’uscita dell’album con diversi singoli…nei video di Give them a token e Breaking locks vieni ripreso mentre dipingi. È solo un hobby o una passione al pari della musica?
Si nel video dipingo. Dipingo principalmente cartoni, secondo me Picasso faceva cartoni… le più divertenti vignette che abbia mai visto. Penso che anche molto del lavoro di Andy Wharol siano cartoni. Voglio continuare con la tradizione di Cartoonist. Attraverso disegni e fumetti ho intenzione di analizzare il sistema e anche me stesso. Quindi ci metto lo stesso impegno che ho nella musica, e ho intenzione di continuare…
Sottolinei costantemente il tuo amore per New York, cosa ti lega di più a questa città?
Beh, è dove sono nato…è difficile da dire, non ho mai dato un significato alla cosa. Sapere da dove vengo mi fa sentire meglio. È da un po’ che non vivo a New York, ho vissuto su un divano a Los Angeles, adesso vivo su un Bus. Ma ci si sente meglio, credimi, a sapere da dove si viene…almeno se non sai dove andare puoi fare la strada al contrario.
E l’America in generale cosa rappresenta per te, con tutta la sua cultura?
Cos’è per me l’America? Adesso ti parlo un poco dell’America: è una nazione, nata nel 1776. Il presidente è Barack Obama. La capitale è Washington e…
Okay, okay…promosso! Vedo che hai studiato. Passiamo alla prossima domanda: molti ti considerano un cantante folk, uno storyteller; questo vuol dire che sei uno degli ultimi nati dalla generazione Bob Dylan. Come ti trovi in questo contesto?
Non so più cosa pensa la gente di me. Ultimamente mi sono allontanato da questo stile, ma voglio tornare a fare quello, mi piace suonare la chitarra acustica vorrei tornare a farlo di più. Riprendere quello che ho lasciato in Gemstones e Garfield. Non ho neanche più una chitarra acustica da un po’ di tempo, ne avevo una e… l’ho persa.
Finchè non la ritrovo non sono più un cantante Folk, sono solo un uomo che balla, ma rimango quello, un entertainer. Mi piace ballare almeno.
Perché credi che la gente abbia bisogno delle storie?
Raccontare e ascoltare storie è importante. Dobbiamo avere storie musicali, non avremmo ricordi se non ci fossero storie che raccontano le cose. Non ci ricorderemmo neanche di Martin Luther King se non ci fosse una canzone. Abbiamo imparato l’alfabeto con una canzone, funziona allo stesso modo con la storia.
Nella tua carriera hai avuto modo di legare con molti gruppi, in particolare so che tu e Carl Barat siete molto amici. Avete mai pensato ad una collaborazione?
Si, io ci ho pensato. Gli ho proposto di recente di fare un disco “Comedy” (ironico, divertente nda) con lui, non so ancora di preciso, ma l’idea era di parodizzare le tradizionali sit-com inglesi, attraverso uno show radiofonico. Noi che parliamo e tanta musica classica, come se fosse uno show radiofonico. Mi ha detto che è una fregatura, che sarebbe stato un buco nell’acqua. Con questo credo che abbia bisogno di pensarci su…
Riguardo il tour di Minor Love…come mai hai saltato la data romana? Nel 2008 dichiaravi a Rolling Stone che adoravi questa città, al punto da tentare un matrimonio in Campidoglio. Cos’è che ti affascina di Roma?
Credo che Roma sia stata la prima Metropoli da cui sono state fatte tutte le altre, è un prototipo di New York. Mi piace che col tempo si è costruito sopra alle cose precedenti, come un Collage. L’ultima volta a Roma ho creato un po’ di problemi, con la storia del matrimonio…sarà per quello. (La leggenda vuole che Adam si sia presentato alle porte del Campidoglio con la fidanzata, a tarda notte, e sia stato fermato dalla polizia per “schiamazzi notturni”, nda)
Hai mai pensato di tornare a lavorare con Kimya Dawson? Come mai avete preso strade diverse?
Non credo di tornare a lavorare con lei, non ci sentiamo in questo periodo. Non so perché abbiamo preso strade diverse, sono cresciuto e sono diventato un adulto adesso, guardo ai Moldy Peaches come ad una fase di passaggio.
Quindi, domanda d’obbligo…hai qualche aspirazione particolare per il futuro?
Fare il parrucchiere! Sai, è da un po’ che ci penso…
Pensavo il sarto! Per quanto mi riguarda non scorderò mai il vestito che indossavi durante il tour di Sixies and Sevens, a Roma…
Cosa indossavo, non lo ricordo.
Una giacca bianca come Elvis.
Ah, il mio costume da Elvis! Non lo so, Elvis è una grossa ispirazione, quando divento grande voglio fare quello che ha fatto lui, è così un’ ispirazione per me che sono ingrassato.
Stasera invece indosserò una giacca di pelle simile alla copertina dell’album “Machine Music” e occhiali da sole, credo.
Cosa indosserai tu, il mio costume da Elvis?
Ahah, non credo. Ma ci sarò.
Ti aspetto in prima fila?
Che domande, Adam…
Autore: Olga Campofreda
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