Tra il 1974 e il 1978, gli anni in cui in Australia imperversavano i Radio Birdman, l’adolescente Johnny Kannis era uno dei fan più fedeli della band di Rob Younger e Deniz Tek. Di più: faceva parte di quella ristretta cerchia di amici che seguivano la band ovunque. Spesso saliva sul palco come corista e per presentare i concerti e fomentare i fans prima che i Birdman attaccassero a suonare. Venne soprannominato per questo il “maestro di cerimonie”. Nel 1977 Kannis mise in piedi una party band chiamata Johnny & The Hitmen: quattro sesti dei Birdman, più la cantante Angie Pepper (più avanti singer dei Passengers e futura moglie di Deniz Tek) e Charlie Georgees degli Hellcats.
Quando i Birdman si sciolsero nel 1978 la cosa più normale per Kannis fu di chiamare il suo amico ed ex compagno di scuola Chris Masuak per rimettere in piedi gli Hitmen. A loro si aggiunse ben presto anche Warwick Gilbert, che passò alla chitarra, e nel 1979 venne pubblicato il primo singolo “Didn’t Tell The Man/I Am The Man”. Ben presto la formazione si assestò con Gilbert di nuovo al basso e i futuri Hoodoo Gurus, Brad Sheperd e Mark Kingsmill, rispettivamente alla chitarra e alla batteria. Firmato un contratto con la Wea, nel giro di un paio di anni gli Hitmen pubblicarono due album – “The Hitmen” (1981) e “It Is What It Is” (1982), divenendo il nuovo gruppo di punta della scena rock’n’roll di Sydney.
Da tempo fuori catalogo, questi due album sono stati finalmente ristampati dalla Savage Beat/Shock nell’ambito dell’operazione di riscoperta della migliore stagione dell’Aussie-rock che David Laing sta portando avanti da qualche anno a questa parte. L’edizione “deluxe” è sontuosa: entrambi gli album sono stati rimasterizzati e pubblicati in versione doppia, con l’aggiunta di una valanga di bonus-tracks con singoli, rare versioni demo e brani ripresi dal vivo o alla radio. Per non parlare poi dei libretti: 32 pagine, veste grafica elegantissima, ricchi di belle foto e contenenti un’approfondita storia della band scritta da Craig Regan (direttore del sito I-94 Bar) e la descrizione di tutte le canzoni, brano per brano, ad opera del curatore David Laing.
E poi la musica. Gli Hitmen erano artefici di un rock’n’roll dalle tinte forti che partiva dalla lezione dei Radio Birdman per andare a lambire i lidi dell’hard rock e, in certi episodi, del power-pop. Personalmente ho sempre apprezzato la versione più diretta e incisiva della band, meno gli episodi in cui gli Hitmen si lasciavano tentare da un chitarrismo più elaborato e che strizzava l’occhio all’hard rock. Ad ogni modo in questi due CD è ripercorsa la prima parte, senz’altro la più interessante, della carriera del quintetto di Sydney.
“The Hitmen” contiene la bellezza di 47 canzoni. Sul primo CD è contenuto il primo omonimo album della band. Un disco di culto che gli appassionati di rock australiano ricordano per episodi elettrizzanti quali “Big Love”, la spettacolare “I Don’t Mind”, la potente “Don’t Hit Girls” e l’elettro-acustica “In Your Eyes”. Come bonus ci sono la bella cover di “Rock’n’Roll Soldier” dei New Order di Ron Asheton e un intero set del 1981 ripreso dal vivo alla stazione radio Triple J. Il second0 CD racchiude il primissimo sette pollici della band, b-side, svariati demo e una dozzina di brani live registrati in tre diverse occasioni, tra cui spiccano le classiche e splendide “Didn’t Tell The Man”, “King of The Surf” e “Tell Tale Heart” e una serie di cover firmate Flamin’ Groovies, Iggy Pop, Magazine, Dictators, MC5 e Blue Oyster Cult.
“It Is What It Is” è un disco più diretto e, per certi versi, più incisivo del primo. In questa ristampa di brani ne trovate addirittura 45. Ventitre sul primo Cd: i dodici dell’album, su cui si stagliano per grinta e potenza “Pay Up or Shut Up”, “Bwana Devil” e la title-song, più svariati lati b di singoli e un intero demotape del 1981. Sul secondo Cd invece sono raccolti i demo originali che la band registrò in previsione dell’album: per alcuni sono superiori a quelli finiti su disco. E ci sono pure un paio di “sorprese”: le cover di “TPBR Combo” dei Birdman e “Godzilla” dei Blue Oyster Cult che arrivano da una registrazione live del 1982. Un acquisto d’obbligo per ogni sincero appassionato di rock australiano.
Autore: Roberto Calabrò
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