Gli Sparks, progetto musicale nato dai fratelli Mael, Russell (voce cristallina) e Ron (tastierista virtuoso), dagli inizi degli anni settanta macinano album di assoluto valore. Capaci di cambiare rotta musicale come pochi, eclettici e mai banali – soprattutto nei testi – si inseriscono perfettamente, agli esordi, nel panorama glam rock con gli imperdibili A Woofer in Tweeter’s Clothing (1972) e Kimono My House (1974), passando poi per il power pop di Indiscreet, la dance di No. 1 in Heaven (1979) e fino al pop rock condiviso con i Franz Ferdinand nel progetto FFS del 2015.
Californiani di nascita ma britannici di adozione (musicalmente parlando), non hanno mai nascosto la loro passione per la British Invasion degli anni sessanta. Un duo che, nell’aspetto, sembra quasi una versione statunitense di Dolce & Gabbana, ritornano in questo 2025 con il ventiseiesimo studio album dal titolo Mad!, pubblicato dalla Transgressive records.
Un disco che sembra essere il loro Let Love In (Nick Cave), un compendio sonoro che riassume in maniera brillante tutte le sfumature proposte in oltre cinque decenni di carriera. Non sarà forse all’altezza dei loro capolavori assoluti, ma di certo non delude.
Apre l’album uno dei pezzi migliori, “Do Things My Own Way”, ipnotico brano new wave in stile Ultravox. Seguono “Hit Me, Baby”, “Running Up a Tab at the Hotel for the Fab” e “Don’t Dog It”, tracce pompose e pop-rock, nel più puro stile Sparks. Ma il vero picco si raggiunge con “In Daylight”, riflessione notturna di grande impatto:
Everybody looks great at night / Ain’t no trick to look great at night / Everyone has a chance at night / Leaning into the candlelight.
Se “A Long Red Light” scivola via tra elettronica pop e psichedelia, è “Drowned in a Sea of Tears” che riporta la band nel firmamento, con una ballata pop-rock di rara bellezza. Frizzante e divertente “A Little Bit of Light Banter”, mentre la conclusiva, beatlesiana “Lord Have Mercy” chiude il disco in modo elegante.
Un album che non deluderà i fan di lunga data. Per chi invece volesse avvicinarsi per la prima volta al mondo degli Sparks, la rotta giusta passa dai loro album degli anni Settanta e Ottanta. Qualche successo qua e là negli anni successivi, ma sempre band di culto: sono riusciti a influenzare intere generazioni con la loro ecletticità e la capacità di scrivere pop song senza tempo.
Del resto, è difficile immaginare band come Pet Shop Boys, Devo, The Magnetic Fields, Bronski Beat, o artisti come Destroyer, senza il contributo pionieristico degli Sparks. E questo, per noi, basta e avanza per metterli su un piedistallo tra le più grandi pop band di sempre.
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