Ottimo questo esordio di Giuliano Dottori, giovane cantautore, che dopo una sfortunata esperienza alla sei corde negli abortiti oltreConfine, ha deciso di tentare la strada da solista. Il cantautore milanese si esprime con testi intensi ed introspettivi, nei quali il tema dominante è quello dell’abbandono, il sound invece è quello delle ballate semi-tristi e di notevole intensità. Lo stesso Dottori ammette che per “Lucida” ha subito il fascino del Beck di “Sea change”, del Nick Drake di “Five leaves left” dell’Elliot Smith di “Figure 8” e del Paolo Benvegnù di “Piccoli fragilissimi film”. Tuttavia, in certi arpeggi di chitarra torna alla mente il primo e freak-country Neil Young (“E’ stato come”), mentre nell’approccio a certe melodie il riferimento più diretto al suo più famoso concittadino, il Manuel Agnelli del periodo “Hai paura del buio” – “Quello che non c’è”, in particolare nell’avvolgente “Nel cuore del vulcano” ed “Endorfina”, dove sono evidenti anche i richiami ai Radiohead. I dieci brani sono tutti ottimamente arrangiati e i vari strumenti si alternano, completandosi a vicenda, in particolare in “leggera come sai”, dove si avvicendano momenti leggeri, ad altri più intensi con frangenti di affondi rock. Tra i testi quello che colpisce maggiormente è sicuramente la title-track, soprattutto per la sua poeticità. Interessante, infine, il rapporto che descrive con la sua città, in “Milano ed io”, nella quale questa viene descritta come un femme fatale.
Autore: Vittorio Lannutti