A quasi vent’anni dalla sua scomparsa, Syd Barrett rimane un enigma irrisolto, un astro caduto che continua a brillare nell’universo del rock. Fondatore dei Pink Floyd, genio visionario e figura tragicamente fragile, Barrett ha lasciato un’eredità che va ben oltre la musica, diventando un simbolo di creatività pura e ribellione esistenziale.
Dopo il documentario “Have You Got It Yet?” (2023), un nuovo tassello si aggiunge alla ricostruzione del suo mondo: “Pink Floyd Shine On: The Definitive Oral History“, libro firmato dal biografo Mark Blake (Pigs Might Fly). Un’opera che promette rivelazioni inedite attraverso lettere private, testimonianze dirette e documenti mai pubblicati, tra cui lettere scritte da Barrett tra il 1965 e il 1966 alla sua fidanzata dell’epoca. Pagine intime che svelano ansie, ambizioni e il tormento di abbandonare gli studi d’arte per inseguire il sogno della musica.
Proprio in queste settimane, i Pink Floyd tornano nelle classifiche italiane con “Pink Floyd At Pompeii – MCMLXXII“, live storico registrato tra le rovine dell’anfiteatro romano, ora rimasterizzato in 5.1 e Dolby Atmos da Steven Wilson dei Porcupine Tree.
“Era il mio film preferito a 13 anni“, racconta Wilson. “Li vedevo suonare in quel luogo surreale, distaccati, quasi alieni. Quel concerto cambiò tutto per me. Lavorarci oggi è un sogno che si realizza.”
Il live di Pompei è un ponte tra due ere: da un lato, l’ultimo bagliore psichedelico di “A Saucerful of Secrets” e “Echoes”; dall’altro, i primi abbozzi di “The Dark Side of the Moon”, con Wright alle prese con “Us and Them” e “The Great Gig in the Sky”. Un equilibrio perfetto, destinato a spezzarsi di lì a poco.
In uscita il 9 ottobre nel Regno Unito, “Pink Floyd Shine On” raccoglie interviste a Gilmour, Waters, Mason e Wright, offrendo uno sguardo senza filtri su un gruppo che ha ridefinito il rock.
“Vidi il The Wall a 15 anni e fu un’esperienza scioccante“, dice Blake. “Raccontare questa storia con le loro parole è stato un privilegio.”
Tra anniversari (60 anni dalla formazione, 50 da “Wish You Were Here”, 20 dal Live 8) e il ventennale della morte di Barrett (2026), il mito Floyd resta più vivo che mai. Perché, come dimostra Pompei, certe musiche non invecchiano: si trasformano in leggenda.
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