Secondo episodio per Suiteside Drive, la collana di miniCD che la label genovese dedica al materiale di band all’esordio. Se il volume uno si era svolto all’insegna del convulso – ma azzeccato – fragore blues-core degli Amnadino Quite De Luxe, stavolta la “concessione” è a favore di sonorità più intime, o quanto meno segnate da minor esuberanza.
Sono in 5 gli Hollowblue, ma per questa prova si sono avvalsi del prezioso/prestigioso contributo di Anthony Reynolds dei Jack, la cui menzione è già un valido segnale sul sentiero creativo che la band livornese ha imboccato. Sentiero che, almeno dalle nostre parti, non sembra ancora congestionato dal traffico, a meno di non voler fare del cantautorato un unico, indistinto pentolone. Il che andrebbe a scapito della distintività della matrice anglosassone che caratterizza il sound degli Hollowblue, profondamente intriso della malinconica dannazione che “affligge” l’anima creativa di Tindersticks, The National, magari anche i Piano Magic meno cinematici, fino alla radice di quest’albero, Nick Cave/Re Inkiostro in persona.
Con simili riferimenti ci sono due pericoli a incombere: o il mood malinconico, necessario per esprimere delle sincere e toccanti ballad, viene forzato, macchiandosi di artificiosità, oppure, anche nel centrare questo mood, si finisce per subire un condizionamento stilistico che sfocia in esercizi di bella calligrafia, e poco più. Del songwriting di Gianluca Maria Sorace emerge invece un quadro coerente, lineare, e molto personale. Quello che immaginate c’è: strumentazione rock in posizione defilata, largo spazio al violino, voce dolente. E una registrazione pulitissima (sentite la chitarra dell’iniziale ‘Black Birds’). Ma anche, e soprattutto, melodie dolcemente malate di malinconia e ancora bagnate di lacrime interiori, ma in fondo tiepidamente ottimistiche. Come ottimistiche sono le prospettive per chi volesse prestare attenzione agli Hollowblue di qui a venire. Noi siamo tra questi. Ed è lecito aspettarsi che, prima di quest’audience, ci siano loro…
Autore: Roberto Villani