C’è poco da fare, il rock può tentare tutte le sperimentazioni che vuole, fare viaggi lisergici, incazzarsi con il rap metal o sfogarsi con il punk, ma alla fine torna sempre alle sue radici: il blues. La copertina di questo progetto “parallelo” di Nick Cave con tre dei Bad Seeds: Warren Ellis, Martin Casey e Jim Sclavunos, rafforza ulteriormente il richiamo alle radici non solo del rock, ma soprattutto dell’essere umano: una scimmia. E poi il nome stesso del progetto: Grinderman è in realtà stato scelto dal Re Inchiostro per omaggiare sia se stesso che tutti i bluesman, cosa che faceva appunto Memphis Slim in “The Grinder Man Blues”. Detto ciò, cosa aspettarsi? Un blues patinato, magari griffato da qualche sarto miliardario, in stile Eric Clapton? O le inutili e lunghissime suite su cui ultimamente si è eccessivamente adagiato Popa Chobby? No, assolutamente niente di tutto questo. I Grinderman (e non Nick Cave e gli altri, dato che l’australiano ci ha tenuto a sottolineare che fa parte di un gruppo) recuperano nella migliore maniera possibile il lato più maledetto, sporco e cattivo del blues. Proprio quello per cui era stato additato di essere la musica nel diavolo. In quasi tutti i quaranta minuti di questo lavoro, tranne per “Man in the moon” e “Go tell the women” il quartetto incalza con un blues incalzante, noise e garage. I riff chitarristici taglienti e malati di Nick Cave (che per l’occasione ha imbracciato la sei corde e lo ha fatto in modo magistrale) fanno venire in mente il miglior garage rock dello scorso decennio: Oblivians, Chrome Cranks, Blues Explosion e soprattutto i Pussy Galore. Si parte con la chitarra roteante di “Get it on”, per passare alle infuocate improvvise e terrorizzanti di “No pussy blues”, con quella ritmica incessante ed ansiogena. Vi garantisco che solo questi due pezzi ripagano abbondantemente del prezzo del cd. Ma per fortuna non è finita qui, anzi, il piano elettrico tagliente e i wah wah che si incrociano con le chitarre liquide della malinconica “Electric Alice” o ancora il blues-rock’n’roll dal ritmo instabile di “Love bombs” è da orgasmo. L’unico brano che ha qualcosa in comune con gli ultimi Bad Seeds è “Depth charge ethel” con i cori femminili che si alternano ad un sound sì orchestrale, ma perversamente in orgia. Il brano che dà il nome al progetto e al cd è caratterizzato da una chitarra ipnotica e da percussioni-cobra che preparano il terreno per la discesa agli inferi della sei corde. L’aspetto più accattivante dell’album, sicuramente uno dei migliori del 2007, anche se siamo solo a marzo, è la sensazione che sia stato registrato in presa diretta, alla “buona la prima”, proprio per la sua immediatezza tremendamente rock’n’roll. Mr Cave ha cinquant’anni, ma qui ne dimostra almeno venti di meno. Vedete, il rock’n’roll mantiene giovani, come il ritratto di Dorian Grey.
Autore: Vittorio Lannutti