Finalmente l’attesa è finita: a quattro anni dal precedente “Sky Pilots” i Flaming Sideburns, una delle punte di diamante del rock’n’roll scandinavo, tornano in pista con un album nuovo di zecca. A dire il vero, qualche mese fa era stato l’antipasto di “Back To The Grave” – una splendida raccolta di b-side e canzoni inedite – a interrompere il lungo digiuno discografico della formazione di Helsinki. E’ ora la volta del terzo “full-lenght” per la band capitanata da Eduardo “Speedo” Martinez: “Keys To The Highway”. Per proseguire nella metafora culinaria: un pasto ricco e gustoso. Alquanto diverso da “Sky Pilots”, l’album del 2003 che – dopo i fasti dell’esplosivo debutto “Hallelujah Rock’n’Rollah” – aveva lasciato con l’amaro in bocca i fans e buona parte della critica. L’impressione avuta con quel disco era che il passaggio ad una major avesse in qualche modo spento gli ardori rock’n’roll delle Basette Fiammeggianti con il risultato di tirar fuori un album debole e, nonostante alcune buone canzoni, fuori fuoco. Con “Keys To The Highway” invece i Flaming Sideburns tornano a colpire nel segno, dimostrando di avere metabolizzato il mezzo passo falso del disco precedente. E di essere oggi, nel 2007, una rock-band matura e incisiva. Come dimostra, in apertura di disco, la graffiante “Worldwide Evil Reverse”. Seguita a ruota da altri episodi infuocati: i fantasiosi mid-tempo di “Lost Generation” e “Left Alone In The Danger Zone”, e la grintosa title-track.
Ma in “Keys To The Highway” non mancano momenti più tranquilli e meditati: vedi la ballata “Slow Down” che mette in mostra le grandi qualità vocali di Eduardo Martinez, svelando al contempo la capacità di scrittura del quintetto finlandese. Oppure l’ipnotica e blueseggiata “Roky Mountain Sidegates”, uno degli episodi più riusciti del disco. Ma, parentesi melodiche a parte, i Flaming Sideburns continuano ad essere un gruppo dall’indomito spirito rock’n’roll, difficile da contenere. Ed eccolo venir fuori in “Cut The Crap”, “Count Me Out”, “Rock’n’Roll Bang!”. E soprattutto negli aromi soul di “She Makes My Blood Burn” e nella conclusiva “Conspiracy”, due brani esplosivi che vedono al microfono un’ospite davvero speciale: Lisa Kekaula, straordinaria cantante dei BellRays.
Autore: Roberto Calabro’