Nati un paio di anni fa, come progetto parallelo di membri attivi in altri gruppi, l’anno scorso hanno ben pensato di cominciare a fare sul serio e finalmente all’inizio del 2010 i Death Mantra for Lazarus hanno pubblicato il loro esordio. “Mu” è un disco che va ascoltato diverse volte per apprezzarlo fino in fondo, data la profondità e la cerebralità che connotano i sei brani in scaletta, che hanno una durata compresa tra i cinque ed i nove minuti. Questo è indicativo del fatto che non fanno assolutamente un genere commerciale, ma un post rock molto dilatato con influenze tra le più diverse, come la classica e il post-core di scuola Neurosis. Entrambe le influenze sono, paradossalmente, presenti in uno stesso brano “Atlantide”, che è anche il più lungo con i suoi nove minuti e mezzo, nei quali il quartetto, grazie al contributo di Federica Vignoni, con il suo violino, ci mette dentro tutte le loro angosce, ma anche le aperture, facendo emergere il desiderio di una musica conflittuale. A seguire “Carousell” parte con “Per Elisa” suonata da un carillon, seguita da un post rock particolarmente tirato e circolare con un finale in crescendo. La title-track miscela il noise con sonorità rarefatte e profondamente cerebrali, mentre con “Opinion is not math” i quattro musicisti abruzzesi raggiungono la quadratura del cerchio raggiungendo un equilibrio tra accelerazioni, math rock e costanza. In “Maria Callas”, unico brano cantato, presta la voce Umberto Palazzo, e il sound ricorda i primi Massimo Volume. In “Boreale”, invece, si respira l’ansia noise degli Slint. Un disco molto profondo, grazie al quale entriamo in contatto con la parti più recondite di noi stessi. Una catarsi!!
Autore: Vittorio Lannutti