La tragicommedia dell’apologo yiddish è spesso nel contrasto tra la realtà estranea nella quale un gruppo di ebrei si trova a vivere, rispetto alle tradizioni, ai tic e alle manie proprie di quel popolo. La lista degli artisti ebrei che si inseriscono in questo solco è troppo lunga per elencarla, ma basterebbero i nomi dei Fratelli Marx, piuttosto che la malinconica ironia di un grande regista quale Woody Allen o le grandi storie di Philip Roth per farci un’idea di quello di cui stiamo parlando.
Ma non sono tutti ebrei americani; in Italia, infatti, vive un signore sulla sessantina, di origini ebree, con una barba bianca e un kippah (cappello tipico) sulla testa, che porta in giro per il mondo le storie quotidiane di questi ebrei, fregandosene del politicamente corretto, e accompagnando tutto con la musica tradizionale. Per i più perspicaci non c’è neanche bisogno di fare il suo nome, ma dato che non si sa mai lo facciamo: Moni Ovadia.
E tra le sue tante tappe, Ovadia ha trovato il tempo di fermarsi il 18 maggio a Napoli per la prima volta, al Teatro Diana per l’esattezza, per uno spettacolo gratuito, organizzato dall’Associazione Altrimondi, con la collaborazione di Francesco Licastro e Stelvio Ruggiero, che chiude la terza edizione della Settimana della sostenibilità che all’interno della manifestazione prevedeva la raccolta di firma e fondi per il progetto “Per un’altra tv”. Il titolo dello spettacolo era “Di Goldene Medine” e ad accompagnare l’artista yiddish c’era il pianista Carlo Boccadoro.
Dopo l’alternanza sul palco dei vari organizzatori, per spiegare il motivo dello spettacolo ecco Ovadia che si ritrova con qualche problema di microfono.
“State assistendo a uno spettacolo straordinario, quante altre volte vi capiterà nella vita di presenziare gratis a uno spettacolo di un ebreo”, si comincia così tanto per farci capire dove si vuole andare a parare. Lo spettacolo è, come detto, un insieme di storie tragicomiche che si incastrano nelle note di Boccadoro, il quale ripercorre la grande tradizione musicale ebraica. E Moni Ovadia non disdegna affatto di cantare, e per fortuna che spiega quello che canta!
E allora si parte con una divertentissima storia sulla contesa per il titolo di un film tra la Warner Brothers e i fratelli Marx, che avevano intenzione di fare un film con all’interno il nome della città marocchina di Casablanca. Apriti cielo, non si può! La casa cinematografica americana s’impunta, Casablanca deve rimanere legata a Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, e così manda ai Marx una lettera nella quale si diffida dall’intraprendere qualsiasi ripresa se non si cambia il titolo. Le risposte di Groucho, però, sono così incredibili, che dopo la seconda alla Warner Bros, i legali di quest’ultima, probabilmente non sapendo più che pesci pigliare, scompaiono lasciando via libera ai registi.
E poi via con la disperazione di un uomo che non riesce a dormire e non fa dormire la moglie perché l’indomani deve dare dei soldi al rabbino ma non li ha. Disperato, con la moglie che lo invita a dormire ché tanto rimanendo sveglio non risolve il problema, l’uomo non ce la fa, e avanti così finchè la moglie, stanca, apre la finestra e urlando il nome del rabbino gli dice che non lo si può pagare. “Ecco – dice la moglie rivolta al marito – adesso puoi dormire, a rimanere sveglio sarà lui”.
Insomma il registro della serata è questo e non andrò avanti perché rileggendomi sembra un po’ come spiegare le barzellette. È bene sottolineare, però, come anche Boccadoro faceva la sua parte prendendo le redini in mano quando Ovadia usciva dal palco, trasformandosi in un’ ottima spalla, soprattutto con “i sette nani”, ovvero sette microbrani, scritti da Nicola Campogrande, che prendevano spunto dal modo in cui venivano suonati; mignolo era suonato solo con i mignoli, pendolo era suonato solo con le estremità del piano, silviolo era un misto tra l’inno di forza italia e l’inno dei sette nani e così via.
Insomma ridere delle proprie tradizioni senza però sminuirle è anche un ottimo modo per esorcizzare paure e razzismi, antisemiti in questo caso, nonché un ottimo modo per passare una serata in allegria.
Autore: Francesco Raiola
www.moniovadia.it