“Ogni volta che mi sento a terra faccio una commedia mentre quando invece sono in un periodo buono preferisco un film o un noir, cosi poi mi annoio e posso tornare alla commedia” Cosi disse il regista Billy Wilder nel libro-intervista di Cameron Crowe. La sua produzione noir ruota attorno a elemento di base: ovvero, la prospettiva di raccontare le storie dal punto di vista di un uomo morto o morente. Viale del Tramonto, pur essendo prettamente di genere drammatico, si inserisce in quel filone di film neri diretti dal regista Billy Wilder.
Il film si apre con un campo lungo dei vialoni del Sunset Boulevard. Successivamente, dopo il suono della sirena della macchina della polizia, parte il voice over del protagonista che ci introduce nella vicenda mentre seguiamo vettorialmente l’arrivo della polizia sul luogo dell’omicidio. Si scorge un corpo inerte, senza vita, che galleggia in fondo alla piscina. La voce narrante ci guida alla ricostruzione dell’intera vicenda e, tramite un flashback, veniamo inseriti nella diegesi. Poco dopo si scopre che Joe Gillis, ambizioso sceneggiatore, è stato ucciso dalla ex diva del cinema muto Norma Desmond. Grazie ad una scelta stilistica di narrazione a ritroso, ci ritroviamo a “come tutto ebbe inizio” e, da lì in poi, parte una storia nera, cupa, oscura, che mette in mostra il lato peggiore di Hollywood.
L’autore opta per una narrazione in prima persona, anche se in forma paradossale, poiché la storia è raccontata a ritroso da un morto. Questa è una scelta stilistica che ricorda molto il flashback utilizzato nel film Detour di Ulmer (con la differenza che, in quel caso, il protagonista non era defunto) oppure a La signora di Shanghai di Welles. Questi due elementi fanno parte dello stile noir classico anche se, la grammatica e il linguaggio, si rifanno ad una narrazione lineare della Hollywood Classica (la cosiddetta continuiy).
Alla regia di questo capolavoro troviamo Billy Wilder (vero nome Samuel Wilder), regista, sceneggiatore e produttore austriaco ma naturalizzato statunitense. Considerato “il padre della commedia americana”, molti non sanno che ha iniziato la sua carriera esordendo con pellicole drammatiche a forti tinte noir. Viale del Tramonto, è stato sceneggiato da Wilder e Charles Beckett ma la sua gestazione fu molto lunga. Infatti, la stesura iniziò nel 1948 ma i due autori non furono del tutto convinti, perciò coinvolsero D.M. Marshan Jr, un ex giornalista, per ritoccare lo script. La vicenda è ispirata a un fatto realmente accaduto ad un’attrice degli anni 30 (Mabel Normand) sospettata di aver ucciso il suo collega/amante. La pellicola ottenne via libera nel 1950 e subì numerose modifiche in fase di ripresa. Nonostante queste problematiche, il film usci in quell’anno e ottenne subito un enorme successo di pubblico ma provocò anche molto polemiche in ambiente hollywoodiano, visto il trattamento riservato allo star system.
Il ruolo principale è interpretato da Gloria Swanson che, dopo quasi vent’anni dalla sua ultima apparizione, (Musica nell’aria di Joe May del 1934) venne richiamata sul grande schermo per interpretare una ex diva del cinema muto lasciata nel dimenticatoio e alla ricerca di ribalta. Quindi è come se interpretasse una sua stessa parodia, visto che in fondo, in realtà, lei è stata una grande diva del muto che ormai non compariva più da anni sul grande schermo.
Il luogo principale di tutta la vicenda è quello di Los Angeles, sede delle case cinematografiche facenti parti del sistema Hollywoodiano. Viale del tramonto è un film nel film quindi riprende in modo realista tutto il sistema Hollywoodiano infatti, vengono ripresi direttamente gli esterni della sede della Paramount e vari teatri di posa (con tanto di camei come lo splendido del regista Cecil B. DeMille). Le parti più importanti si svolgono nella villa di Norma Desmond che è in stile gotico, utilizzato per lo più per rendere la casa inquietante e, allo stesso tempo, per far capire che la padrona è una persona altezzosa, raffinata e che vive per lo più nel passato. Anche gli interni lasciano intuire la mentalità retrò della protagonista. L’ambientazione è tipica di un noir e, anche in questo caso, viene mostrato l’elemento della Los Angeles metropolitana. In alcuni casi però, da un’atmosfera a tinte nere, si passa ad una lugubre, tesa, da cinema dell’orrore, come si può ben capire dalla scena della sepoltura della scimmia e nel momento dell’arrivo di Joe alla villa.
“Noi non avevamo i dialoghi! A noi bastavano le facce”. Come succederà successivamente per un altro grande film come Cantando sotto la pioggia, Viale del tramonto è un omaggio al cinema muto, dove gli attori recitavano solamente utilizzando la loro faccia e senza l’ausilio della voce, riuscendo ad incantare il pubblico mediante l’utilizzo delle loro espressioni facciali. Un ritorno alle origini, agli albori di un vecchio modo di fare cinema, non troppo remoto, che viene immortalato in modo magistrale. Fare un film negativo sulla Hollywood di quegli anni non era una cosa semplice ma il regista confeziona un prodotto di pregevole fattura che mette in risalto tutti i difetti dello studio system.
A cinque anni dal suo precedente lavoro (Giorni Perduti), Wilder ritorna con un altro dramma colorato da forti tinte noir dove le ex dive del muto vengono lasciate nel dimenticatoio portandole all’autodistruzione.
Geniale fu l’idea di raccontare la storia in flashback seguendo la narrazione fuori campo del protagonista mentre quest’ultimo giace morto nella piscina. Quest’idea che sembra molto banale ma in realtà è, per quegli anni, rivoluzionaria perché fu il primo film ad utilizzare questa tecnica e che avrebbe anche potuto rivelarsi “un arma a doppio taglio” ma, in realtà, è riuscita a creare un magnifico mix incuriosendo lo spettatore dalla stramba vicenda, invogliandolo seguirla fino alla fine.
Questo film è diventato un mito anche grazie alla tematica del Divismo che viene portato ai massimi livelli. Il merito va alla grandissima “ex diva del muto” Gloria Swanson che qui, fornisce una memorabile interpretazione, in un ruolo che sembra fatto apposta per lei, visti gli immensi parallelismi che si potrebbero fare tra la Swanson e la sua Norma Desmond. In sostanza Viale del tramonto è un meraviglioso film che omaggia il cinema del passato, estremizzando il concetto di Divismo che era molto in voga nel periodo del cinema delle attrazioni, mettendo in risalto gli elementi oscuri di un sistema senza scrupoli. Un film assolutamente da vedere.
autore: Daniele Marazzani