Prosegue la dichiarazione d’amore di Simona Armenise verso la suggestiva ed ispirativa cultura giapponese e per tutto l’Oriente, con la pubblicazione del secondo album “Hasu no Chikuseki-Lotus Sedimentations”, ed anche in questa occasione l’eclettica sperimentatrice di Bari si avvale del pregiato apporto di Ares Tavolazzi (storico bassista degli Area), come nel precedente “Oru Kami” di tre anni fa. Il sodalizio collaborativo tra i due, fà si che l’alchimia prodotta, sia al servizio di un’incessante ricerca sonora che apporti innovazione ed evoluzione sonora-spirituale che conduca al rapimento sensoriale per ambire (perché no?) alla purezza personale, attraverso l’approfondimento interiore, similarmente alla filosofia del fior di loto , tematica permeante dell’opera. All’alba della tracklist (bilingue) spunta “Hi no de I: huchi de -In your home” con distillati di basso e chitarra che si ergono a totem immaginifici, dilatando evoluzioni mentali verso territori impalpabili. D’altra parte, se un grande come Tavolazzi spinge il suo strumento sempre al limite delle sue potenzialità e la Armenise concepisce i brani come origami musicali, dandogli forme sempre diverse, l’apice compositivo è a portata di mano. “Hi no de III° sensui-Underwater” è decisamente un viaggio subacqueo nei fondali dell’anima, proiettando i sensi in dimensioni indefinite ed immateriali. Arpeggi cangianti allignano, in forma dark-ambient, in “Kimodameshi-Test of courage”, proiettando l’indole in angoli claustrofobici fino a che non si passa alla vellutata “Kokoro-Soul”, deputata a riportare l’orecchio in dimensioni terrene, ma sempre coltivando l’anelito di suscitare vibrati mesmerizzanti. “Fushigi-Idea of something mysterious” concretizza l’eclettismo di Simona nel saper sterzare l’espressivià anche in apparati elettro-ossessivi, farciti di loops orientaleggianti che echeggiano senza tregua. Suadente e misteriosa si rivela “Ame no kane-Bells in the rain” nel suo scarno aspetto spettrale. La splendida “Yoru-Night” è la summa finale di come la Nostra sia riuscita ad assiemare più elementi stilistici: nu-jazz, elettro-ambient, rintocchi di post-rock, velature psichedeliche ed un infinito assolo Pinkfloydiano, per uno sperimental-project d’assoluto valore: un Karma che ispirerà, non poco, i ricercatori del futuro.
autore: Max Casali