Era il 1996 quando una piccola etichetta di Copenhagen irrompeva sulla scena underground. Il suo logo era il volto ghignante di un nero avvolto da una immensa chioma afro, con occhialini neri e spinello penzolante da un lato della bocca. L’obiettivo dichiarato della label era quello di spingere il rock scandinavo verso la gente, come recitava uno dei primi titoli pubblicati: la compilation “Pushing Scandinavian Rock To The Man”. In realtà Lars Krogh, il boss dell’etichetta danese, all’inizio aveva intenzione di realizzare un “singles club” e pubblicare 50 sette pollici in dieci anni. Ma poi, fortunatamente, le cose hanno preso un’altra piega. Con gusto e stile (anche estetico: bellissime le copertine!), la Bad Afro ha iniziato a pubblicare anche album, lanciando i migliori gruppi della nuova ondata scandinava: Hellacopters, Flaming Sideburns, Baby Woodrose, Maggots, Royal Beat Conspiracy, Defectors, On Trial fino alle recenti scoperte Sweatmaster e Slideshaker.
Sembrava ieri e invece sono trascorsi dieci anni: Bad Afro ha celebrato il suo decimo anniversario sul finire del 2006 con una festa a Copenhagen durata due giorni.
In un mercato che cambia rapidamente, con l’avvento di Internet e lo storico sorpasso della musica digitale sui formati tradizionali, anche il ruolo delle piccole etichette indipendenti è messo in discussione. Abbiamo incontrato Lars Krogh per ripercorrere assieme le tappe della sua fantastica etichetta e per tracciare, se possibile, gli sviluppi futuri della Bad Afro.
Bad Afro ha da poco celebrato il suo decimo anniversario. Cosa ti ha spinto a creare la tua etichetta?
Le origini dell’etichetta sono da rintracciarsi nel fatto che per anni sono stato il direttore della fanzine “Moshable” che pubblicai dal 1986 fino al 2000. Si trattava di una rivista focalizzata sulla scena rock scandinava, su cui apparvero le primissime interviste con gli Hellacopters, i Gluecifer e i Turbonegro, tutti gruppi di copertina nel lontano 1992. Quest’attività editoriale mi portò a stringere contatti con moltissime band e, verso la metà degli anni ’90, mi resi conto che dalle nostre parti stava per nascere qualcosa di importante. Gli Hellacopters erano agli esordi e i Flaming Sideburns anche e in generale un mucchio di nuovi gruppi stavano emergendo dall’underground.
Io non avevo in mente di avviare un’etichetta, ma l’idea di pubblicare dischi invece che di scrivere di musica era divertente e sembrava che avessi un certo talento nello scegliere i gruppi, visto che le prime uscite della Bad Afro furono poi i singoli di band come Hellacopters, Turbonegro, Gluecifer, Nomads e Flaming Sideburns. La cosa prese piede e oggi, a dieci anni di distanza, sono ancora qui a pubblicare dischi!
Da dove hai preso spunto per il nome e per il bellissimo logo dell’etichetta?
All’epoca ero affascinato moltissimo dai film del filone “blaxploitation” come “Superfly” e “Shaft” e un mucchio di altre pellicole underground. Gli afroamericani sono sempre “cool”, così pensai che il logo potesse ispirarsi a quel tipo di film. Stavo cercando un nome figo per l’etichetta e venne fuori Bad Afro…. Pensai che suonasse bene e fosse semplice da ricordare. All’inizio la maggior parte della nostra grafica per i volantini ed anche per alcune copertine era influenzata dalla “blaxploitation”, ma questo tipo di cose è via via cambiato col passare del tempo.
Negli ultimi 5-6 anni, soprattutto dopo la scomparsa della White Jazz, la Bad Afro ha svolto il ruolo di etichetta di punta dell’underground scandinavo. Quasi tutte le migliori formazioni emergenti hanno pubblicato i loro dischi per te. Sei consapevole di avere svolto un ruolo decisivo nell’esplosione del rock scandinavo nell’ultimo decennio?
Le tue parole sono lusinghiere. Ad ogni modo credo che la Bad Afro abbia avuto un certo impatto sulla scena rock’n’roll in Scandinavia, ma certamente non siamo stati noi a far sì che ci fosse il boom del rock scandinavo. Semplicemente è successo che un mucchio di ottime band venissero fuori allo stesso tempo. Io cerco di focalizzarmi sempre e solo sulla musica, ma certamente fa piacere quando la gente mostra rispetto per quello che fai.
Hai pubblicato moltissime band dal tiro sonoro diverso – dall’hi-energy rock’n’roll al garage-punk alla psichedelia – ma tutte, in un modo o nell’altro, sembrano avere qualcosa in comune. C’è una precisa idea musicale o stilistica alla base dell’etichetta?
Non direi che c’è una particolare visione dietro a quello che pubblico, ma credo comunque se compri un disco della Bad Afro è probabile che ti piacciano anche la maggior parte degli altri dischi dell’etichetta, anche se hanno un sound diverso. Nella mia testa c’è un’idea precisa di quello che deve essere il suono delle band Bad Afro, ma è difficile da spiegare…
In ogni caso la maggior parte dei miei gruppi hanno un’anima, scrivono belle canzoni, e per certi versi sono originali.
Non cerco gruppi mainstream per la mia etichetta, ma le band che metto sotto contratto molto spesso hanno il potenziale per raggiungere un mercato più ampio. Non mi interessa essere underground per il semplice fatto di esserlo: credo che bisogna pubblicare la musica per i giusti motivi, senza mai svendersi.
Finora hai pubblicato soltanto dischi di formazioni scandinave. Perché? Una band italiana, spagnola, francese, americana o australiana non potrebbe essere talmente interessante o con le caratteristiche giuste per stare su Bad Afro?
Quando ho iniziato le attività dell’etichetta c’erano un mucchio di grandi gruppi da queste parti e capì che la Bad Afro aveva bisogno di un’identità propria, che ci distinguesse dagli altri. Quell’identità consisteva nel pubblicare musica che provenisse da qui. Inoltre, quale possibilità posso avere nello scoprire una nuova grande band di Los Angeles prima degli altri? Non molte, mi sembra. Mentre ho la possibilità di vedere in azione dal vivo le band della mia zona. E la maggior parte dei gruppi che arrivano dalla Norvegia, dalla Svezia e dalla Finlandia suonano a Copenhagen quando vanno in tour in Europa e questo mi offre un’ottima chance di conoscere queste band sin dai loro esordi. Infine, ma non da ultimo, il valore dei gruppi in Scandinavia è abbastanza alto, e lo era specialmente negli anni ’90 quando i gruppi sembravano venire fuori in continuazione. Non sto dicendo che la musica o i gruppi scandinavi siano migliori di quelli provenienti da altri paesi, ma mi risulta più conveniente e più semplice entrare in contatto e lavorare con loro.
Quali sono i migliori dischi della Bad Adro per te? Quelli di cui vai più fiero? O, perlomeno, quelli a cui ti senti più legato per qualsiasi motivo?
E’ difficile da dire, amo la maggior parte dei dischi che ho pubblicato in tutti questi anni. Ma, se Bad Afro fosse un marchio a me sconosciuto, inizierei a scoprirlo con questi album: “Money for Soul” dei Baby Woodrose, “Gala Galore” dei Royal Beat Conspiracy , “Tom Tom Bullet” degli Sweatmaster, “White Trash Soul”, lo split/EP condiviso da Hellacopters e Flaming Sideburns, e “Hallelujah Rock’n’Rollah” dei Flaming Sideburns.
A quali band dell’etichetta ti senti più vicino, a livello musicale e personale?
Probabilmente ai Flaming Sideburns dal momento che hanno pubblicato dischi su Bad Afro per 10 anni e ai Baby Woodrose che sono di Copenhagen. Ma, in generale, ho degli ottimi rapporti con tutti i miei gruppi. Per me è importante andare d’accordo con le mie band. Non mi interessa lavorare con un mucchio di stronzi, siano essi di talento o meno.
Per celebrare il decimo anniversario della Bad Afro hai organizzato un grande party a Copenhagen lo scorso dicembre. Cosa mi racconti di quelle due notti di rock’n’roll?
Che è stato divertentissimo! Abbiamo tenuto un party per due giorni in due diversi club qui a Copenhagen. Hanno suonato gruppi come Flaming Sideburns, Baby Woodrose, Defectors, On Trial, Slideshaker, Columbian Neckties e la mia nuova scoperta, The Setting Son. E DJ eccezionali hanno messo i dischi. E’ arrivata gente dal Regno Unito, dall’Italia, dall’Olanda e dalla Svezia ed è stata davvero una festa spettacolare!
Tornando a parlare della label, vorrei conoscere qual è il rapporto della Bad Afro con le nuove tecnologie. Credi che il download digitale danneggi le piccole etichette come la tua oppure le possa in qualche modo aiutare ad avere una maggiore visibilità? Vendi i tuoi dischi anche in formato MP3, per esempio attraverso la piattaforma iTunes ?
Personalmente sono un amante del vinile, per cui non ascolto gli MP3 o altre tecnologie così moderne. Tuttavia ritengo che il CD scomparirà nei prossimi cinque anni e che sarà presto sostituito da Internet. Sfortunatamente credo che chi compra i miei dischi sia gente che non usa il download, per cui il calo nelle vendite dei CD non viene bilanciato da un acquisto dei brani su Internet. Non ancora, perlomeno. Per poter sopravvivere credo che le etichette discografiche debbano accettare i nuovi modi di distribuzione. Ecco perchè le mie uscite sono già disponibili su iTunes e su vari altri distributori digitali e sono certo che questa tendenza crescerà anche il prossimo anno. Comunque continuerò a stampare dischi in vinile fino a quando ci sarà gente che me lo chiederà, questo è sicuro.
Dopo dieci anni al timone di un’etichetta, come ti senti economicamente e psicologicamente?
Ho i miei alti e bassi. A volte penso che il mio sia un lavoro troppo duro e mi irrito quando gruppi di scarso valore raggiungono il successo e grandi band continuano a rimanere sconosciute. Ma quando mi sento giù e mi sembra che non ci sia più nessun gruppo valido in circolazione, accade sempre qualcosa. In questo momento non vedo l’ora che esca il disco d’esordio della mia nuova scoperta, i Setting Son, in cui credo molto. Si tratta di questo ragazzo, Sebastian, che ha scritto e registrato da solo nella sua stanza una cinquantina di canzoni. E’ un grande talento e il suo primo album è stato finito di registrare da poco da Lorenzo dei Baby Woodrose nelle vesti di produttore.
Economicamente la Bad Afro va bene: negli ultimi anni ho venduto musica per spot televisivi e serie TV negli Stati Uniti e la cosa, da un punto di vista prettamente economico, è molto meglio del vendere i dischi. Ciò rende possibile che io continui a pubblicare quello che mi piace senza dover pensare troppo ai soldi e a che cosa va di moda in questo momento.
Quali sono i tuoi progetti per il 2007 e dove vedi la Bad Afro tra dieci anni?
Credo che il 2007 sarà un buon anno per la Bad Afro. Sono appena usciti il nuovo album dei Defectors e il debut-album dei Dragontears (side-project di Baby Woodrose e On Trial), e stanno per uscire i singoli dei Setting Son e della punk band danese Gorilla Angreb. In inverno uscirà l’album dei Setting Son e un grande disco di cui non posso ancora rivelare nulla!
Davvero non ho idea di quello che farò nei prossimi 10 anni. E’ difficile dire con certezza se sarò ancora nel music business o meno. Dall’altro lato, per un amante della musica come me, poter pubblicare ciò che mi piace è il massimo della vita, per cui chi vivrà vedrà…
Autore: Roberto Calabrò
www.badafro.dk – www.myspace.com/badafrorecords