Da anni mi occupo di teatro e in particolare seguo come “critica” il “Teatro Nazionale”; ad inizio stagione sono rimasto entusiasmato dall’eccezionale “Re Chicchinella”, scritto e diretto da Emma Dante (adattamento da una fiaba dell’imprescindibile “Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille ” di Giambattista Basile), spettacolo che conferma Emma Dante tra le più dotate figure artistiche del nostro panorama teatrale; con lei, per la scrittura in vernacolo, di pari livello da citare Mimmo Borrelli, autore (regista e interprete), tra l’altro, dell’immensa “La Cupa – Fabbula di un omo che divinne un albero” e di “’Nzularchia”, testo quest’ultimo a cui sono particolarmente legato e di cui ricordo sempre il magnifico passo del prologo che recita nel canto di Spennacore: “Je songhe tutto chello ca nun songhe, je songh’ ’i sserchie fracete r’ ’u chiuppo. Je songhe sangh’ ’i pimmece maliarde, je so’ nu sghizzo ’i varra ’ittato ’nfunno. Je songhe ’a verità fatt’ ’i buscie, … songhe ’i buscie a cui nisciuno crere. Songhe ’a s-cazzimma che sfreggia ll’uocchie ’i Ddie, je songhe ’a pecundria senza nu filo ’i freve” (da “’Nzularchia” edizione Baldini&Castoldi 2017).
Un teatro che che continua e essere vivo e a rinnovarsi, tanto sul palcoscenico quanto nella scrittura, e che con la scrittura instaura e costituisce un indissolubile connubio e che del teatro stesso può essere (talvolta) la sua “serotonina”.
– “Serotonina”
“Alla fine di quell’anno il Capton D-L fu messo in commercio con il nome di Captorix. Si rivelò subito di un’efficacia sorprendente, permettendo ai pazienti di affrontare con inedita spigliatezza i principali riti di una vita normale in seno a una società evoluta (toeletta, vita sociale ridotta al buon vicinato, pratiche amministrative semplici) senza minimamente favorire, come gli antidepressivi della generazione precedente, le tendenze al suicidio o all’automutilazione. Gli effetti secondari indesiderabili del Captorix riscontrati più spesso erano la nausea, la scomparsa della libido, l’impotenza. Io non avevo mai sofferto di nausea” (da “Serotonina” di Michel Houellebecq – edizione La Nave di Teseo 2022).
“Serotonina” è lo splendido romanzo di Michel Houellebecq, pubblicato nel 2019, in cui l’autore riesce, con mirabile eleganza, a contemperare denuncia sociale e condizione esistenziale umana in un esatto bilanciamento tra drammaticità e ironia, con una scrittura “composta” anche negli eccessi e nelle “iperboli”, senza mai (s)cadere in facile retorica come troppo spesso accade di questi tempi nel trattare importanti tematiche d’attualità; ne è esempio il passo in cui il protagonista Florent-Claude Labrouste, dopo aver scoperto i reiterati “tradimenti” della compagna Yuzu, che dalla gang bang con altri uomini arrivavano ad atti di zooerastia, nel meditare l’assassinio della compagna osserva: ‘la pena media, per un delitto passionale commesso in ambito coniugale, era di diciasette anni di carcere; alcune femministe volevano spingersi più in là, permettendo di comminare pene più pesanti grazie all’inserimento nel codice penale del concetto di “femminicidio”, cosa che trovavo piuttosto divertente, faceva pensare a insetticida, o a ratticida. In ogni caso diciassette anni erano tanti’ (sempre da edizione La Nave di Teseo 2022).
Il testo di “Serotonina” è stato ora ottimamente restituito a teatro nell’adattamento per la scena e la regia di Patrick Guinand e nell’interpretazione di un perfetto Andrea Renzi (con lui sul palco anche una brava Rebecca Furfaro); Guinand e Renzi hanno rispettato il senso e il contenuto dell’opera mostrando equilibrio e impeccabile bravura per un testo che quindi, oltre ad andar sicuramente letto, merita la “visione” teatrale.
“Serotonina”, al di là del suo valore di romanzo e di rappresentazione, è da “menzionare” su queste pagine anche per i richiami musicali che contiene laddove Houellebecq non manca di omaggiare il valore e l’importanza dell’ascolto della musica: “Aymeric aveva un look grunge molto caratteristico, ma si era spinto molto più in là dei Nirvana e dei Pearl Jam, era davvero risalito alle fonti e nella sua stanza gli scaffali erano occupati da decine di vinili degli anni sessanta e settanta: Deep Purple, Led Zeppelin, Pink Floyd, Who, c’erano anche Va der Graaf Generator, Doors, Procol Harum, Jimi Hendrix… YouTube non esisteva ancora, in ogni caso per me era una scoperta totale, una meraviglia assoluta … quando finimmo di cenare mise il live del concerto di Jimi Hendrix sull’isola di Wight, non era certo il suo concerto migliore ma era l’ultimo, meno di due settimane prima della morte… L’unico ricordo preciso che ho è una registrazione di Child in Time, un bootleg realizzato a Duisburg nel 1970 … credo che esteticamente sia stato il momento più bello della mia vita, tengo a sottolinearlo nella misura in cui la bellezza possa servire a qualcosa…” (sempre da edizione La Nave di Teseo 2022).
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