Gli Einstürzende Neubauten sono da sempre stati un ottimo esempio di punto di congiunzione tra il bagaglio underground e indipendente ed il mainstream della pop-culture degli ultimi trenta anni a questa parte.
Ventisette anni fa nasceva il cult “Kollaps”, un fiume noise in piena, che ha gettato le basi per una nuova rivoluzione nel mondo della musica, e che ha proiettato la band direttamente al centro della sfida contro il tempo. Il collettivo, partito come trio creato da un reduce dei Bad Seeds, Blixa Bargeld vocalist e personaggio emblematico del gruppo, con N.U. Unruh e FM Einheit, riuscì ad imprimere lucidamente la tensione della guerra fredda che soffocava la vita politica e sociale dei berlinesi agli inizi degli anni ottanta. Il trio creava strumenti “fai-da-te”, composti di parti metalliche, utilizzava seghe, martelli e bidoni e con questi mezzi poveri e rudimentali ha dato una scossa concreta alla neonascente scena industrial che poi in Inghilterra ha ottenuto un più vasto successo.
Negli anni seguenti si sono associati ai Neubauten Alexander Hacke e Marc Chung, aumentando per quanto ancora possibile, le opportunità nella ricerca dei suoni e nella sperimentazione.
Cosi tra eruzioni creative e live “apocalittici”, sono venuti alla luce album di grande valore, “Zeichnungen des Patienten O.T.” (1983), “1/2 Mensch” (1985), “Fünf auf der nach oben offenen Richterskala” (1987) e “Haus der Lüge” (1989), dischi, a tratti durissimi fino alla brutalità a cavallo tra il già citato industrial e l’ossessività post-punk. La band però non si è mai piegata a se stessa, segue correttamente un periodo di transizione, sebbene il pubblico non riuscisse a inseguire l’imponente mole di produzioni ufficiali e non, compresi progetti teatrali, tra i quali si segnalano, però album di un certo spessore come “Tabula Rasa” (1993), “Ende Neu” (1996), fino alla svolta che passa attraverso il nome di un altro full-lenght fondamentale per la band “Silence is Sexy” del 2000. L’atmosfera è più distesa nonostante forti contrasti tra noise e armonia, calma e potenza, voltandosi però verso nuovo approccio al song-writing e melodie certamente più intense. Così come per il successivo “Perpetuum Mobile” del 2004, disco di grande successo che ha stabilizzato con precisione questa nuova direzione della band, meritandosi la paternità dell’ultimissimo “Alles Wieder Offen” (All Open Again).
Gli Einstürzende Neubauten hanno anche avuto la virtù di essere sempre in linea con le nuove tendenze ed essere al passo con i tempi, molto di più di tante altre band loro “coetanee” e non solo. “Alles Wieder Offen” viene alla luce in maniera piuttosto singolare, senza l’aiuto di alcuna etichetta discografica, in un totale legame che lega il gruppo ai loro “supporters”. Attraverso il sito neubauten.org la formazione oggi composta da Blixa Bargeld, Alexander Hacke, N.U. Unruh, Rudolf Moser e Jochen Arbeit, ha pubblicizzato un bizzarro progetto, la serie “Musterhaus”, che ha preceduto “Alles Wieder Offen”, composto di otto parti differenti, in ognuna delle quali i Neubauten esplorano se stessi e la loro storia con rivisitazioni di arrangiamenti orchestrali, composizioni al piano di ognuno dei membri della band, collage di vecchie registrazioni, sperimentazioni vocali e produzione di musica dopo una grande bevuta di vino…
Così in sostanza è nato “Alles Wieder Offen” (non dal vino!!!), attingendo dallo “stretch” della serie “Musterhaus” e dalle tasche dei fan che hanno finanziato via internet il nascituro disco della band mediante acquisto preventivo.
Freak-Out è a proposito riuscito ad intervistare Alexander Hacke, bassista, chitarrista, tastierista ed “operaio qualificato” della band, alla vigilia del concerto che si terrà a Napoli, l’11 Aprile al Teatro Mediterraneo, primo live della band a queste latitudini. Il resto del tour italiano si svilupperà tra Milano (il 10 aprile) e Bologna (il 12 aprile).
E’ evidente, in “Alles Wieder Offen”, che il processo di costruzione delle tracce è piuttosto differente da come veniva sviluppato in passato. Una nuova concezione, per gli EN di song-writing che in parte resta collegata anche al vecchio modo di comporre.
Mah, quanto dici è appunto un’ulteriore conferma per noi, in sostanza però siamo cinque musicisti che quando lavorano insieme non sanno mai quale sarà il risultato finale. Abbiamo comunque seguito un po’ la scia tracciata in “Perpetuum Mobile”.
Sappiamo però che “Alles Wieder Offen” è nato in maniera particolare e senza l’ausilio di una particolare etichetta.
Questo disco è stato concepito alla stessa maniera del progetto “Masterhaus”, un “supporter project”. Attraverso il nostro sito, quelli che per comodità chiamiamo supporter, hanno avuto un ruolo fondamentale. Abbiamo deciso di non lavorare con alcuna casa discografica, cosa che è naturale oggigiorno, perché una label deve fornirti abbastanza soldi e materiale per produrre un disco anche perché siamo una band vecchio stile, e siamo un gruppo di cinque componenti che vogliono, inoltre, avere una certa libertà di scelta, artistica e non.
Quella che era definita “Industrial” probabilmente era proprio un effetto della fine della società industrializzata. Oggi ci troviamo nell’era della rivoluzione della comunicazione e della digitale.
La nostra musica oggi è costruita sul computer, e ci costa anche di meno. Oggi comunque produrre un disco ci costa tanto e la label non ci finanzia più come prima, in altri tempi l’etichetta sosteneva il tour, adesso le label si interessano solo quando vai in tour! Al momento abbiamo assoldato un promotional agent, per sbrigare determinate attività promozionali come ad esempio fare quest’intervista. Oggi le case discografiche non investono in promozioni. Hanno paura di perdere soldi e l’industria musicale non aiuta molto in generale. Penso che ci saranno sempre persone creative che faranno bella musica, in genere credo che bisogna trovare altri modi per produrre e promuovere nuova musica.
L’uso del tedesco in “Alles Wieder Offen” è totale, che valore ha oggi nell’era della globalizzazione?
Il disco è interamente in tedesco e pensiamo che sia una bella lingua. Noi scriviamo meglio in tedesco che, ad esempio, in inglese. Avevamo sempre alcune canzoni in inglese, ma ci siamo resi conto che funzionavano di meno.
E’ certamente cambiato anche il modo di ascoltare la musica, un processo iniziato proprio con gli Stereo Hi-Fi e che oggi è culminato con l’ascolto attraverso il computer e i lettori MP3 con le playlist, talvolta anche a discapito della qualità del suono, naturalmente. Tale circostanza influenza il vostro processo di composizione oppure il vostro approccio resta piuttosto tradizionale?
Come ho detto prima siamo una band vecchio stile. Noi non vogliamo interrompere il flusso della musica, per noi la musica è sempre comunicazione tra persone in una stanza, di certo abbiamo usato tecnologia digitale per comunicare con i nostri fans usando il web, chatrooms e message boards, adesso noi due comunichiamo al telefono che è una cosa abbastanza normale ma non naturale, sarebbe impossibile oggi fermare il processo tecnologico.
Non c’è differenza nel modo individuale di consumare la musica, di conseguenza c’è poca differenza nel modo di ascoltare, individuale anche nella qualità della musica, io personalmente mi trovo bene con la qualità del MP3, non ho bisogno della qualità del suono, io registravo la mia musica su cassette ed ero perfettamente soddisfatto e felice con questo metodo che sicuramente era di qualità peggiore rispetto al MP3.
La vera musica poi, penso che sia prodotta durante i live, il gruppo di musicisti rimane insieme in realtà ed interagisce con il pubblico e questo crea la vera magia. Il come la gente si stimola dalla musica è un fatto suo individuale.
Spesso si usa dire che negli anni ’80 la gente era fin troppo influenzata o sedata dai mass media, oggi accade la stessa identica cosa anche con modi differenti ma con minore consapevolezza. Nonostante ciò voi dite che e’ tutto ancora aperto?
Il punto è che, oggi è fin troppo facile essere distratti dai media, se tu scegli di “bypassare” i tuoi problemi o ignorare i problemi generali puoi trovare facilmente qualcosa che ti può intrattenere, qualcosa che ti aiuterà a passare il tempo. E’ molto semplice oggi essere ignoranti, potrai trovare sempre qualcosa che ti permette di oltrepassare la realtà, ci sarà sempre un pezzo di musica che ti farà pensare, se vuoi qualcosa del genere, o qualcosa che invece ti verrà portato dall’informazione attuale. Il giornalismo diretto è molto difficile da trovare, tutto è basato sull’intrattenimento.
Siete una band che ha attraversato gli ultimi tre decenni della storia del pop con tutte le sue evoluzioni. Avete seguito e guidato il sentiero dell’industrial per eccellenza lasciandovi alle spalle il Kraut in Germania, camminando parallelamente al pop elettronico e la wave in Europa. Oggi avete punti di riferimento? Cosa vi colpisce di più della musica odierna?
Adesso non so bene in che condizioni sono gli altri, generalmente mi piace un po’ tutto, attualmente ascolto hip-hop, metal, pop-music, folk music, ascolto ogni genere di musica, non sono specializzato nelle preferenze, non sono di certo un “turista”, ma mi piace la musica blues e qualsiasi sua combinazione.
Sappiamo che state preparando un tour? Cosa pensi della tappa a Napoli?
Mi piace tanto Napoli, sono stato lì alcune volte…non ricordo se abbiamo mai suonato noi Neubauten….no forse è proprio la prima volta.
Un nuovo esordio?
Ebbene si, ma noi pensiamo, appunto che “Alles wieder Offen”.
Autore: Luigi Ferrara
www.neubauten.org