Uno dei gruppi più originali della scena indie nazionale, sempre più cool eppure sfuggenti alle mode. In una pausa tra una data e l’altra del tour con cui ormai da vari mesi vanno in giro per l’Italia a presentare l’ultimo lavoro, l’ottimo “Scimmie d’Amore”, gli Amari ci raccontano del loro disco, dei testi, del video e di come cambia il mondo ai tempi di myspace.
“Scimmie d’amore” è uscito un po’ di mesi fa. Mi fate una sorta di “bilancio” su com’è andato il disco fino a questo momento? Siete soddisfatti della reazione del pubblico e della stampa?
Beh decisamente si! Siam molto soddisfatti dei feedback per scimmie d’amore sia dalla critica specializzata sia dal pubblico. Oggi è tutto cambiato, c’è da dire che il peso della stampa specializzata si è molto ridimensionato, e se una volta per gli artisti c’era il doppio esame dettato dalle recensioni di nicchia e da quelle fatte da riviste più generaliste (ma con più esposizione), oggi c’è pure il terzo esame della cosiddetta bloggosfera dove si va incontro a giudizi molto più umorali e se vuoi meno approfonditi ma che tante volte prendono in considerazione aspetti del disco che la stampa non considera affatto. Ora siamo ancora in tour e visto l’aumento di affluenza anche nelle date a “rischio”(ovvero quelle in città di provincia) direi che non possiamo lamentarci.
I testi del nuovo disco sembrano segnare un passaggio da una sfera “generazionale” o comunque “plurale”, ad una dimensione più personale, o mi sbaglio? E’ stata una scelta voluta? Un sintomo della famigerata crisi dei trent’anni?
Esatto. Siam scesi nel “particolare” per l’appunto. Sai, è difficile essere portatori di valori o pensieri condivisibili quando si sceglie di approfondire la propria sfera intima. Come proposito iniziale diciamo che i testi di questo disco non volevano essere assolutamente generazionali come ad esempio era percepibile in brani come Bolognina revolution del precedente GMM ma sai com’è, una volta che hai chiuso una canzone e questa inizia a girare da un orecchio ad un altro non è più solamente tua. La condivisione schiarisce ogni introspezione. Crisi dei 30 anni? Assolutamente no, in controtendenza il nostro motto ora è “abbiam 30 anni? Siamo al top!”
A chi è venuta l’idea del video di “Le gite fuori porta”? Devo dire che il testo m’avrebbe fatto immaginare un soggetto meno “giocoso”…
Diciamo che ci piaceva l’idea di creare una specie di cortocircuito su alcuni aspetti del testo e su ciò che contraddistingue da sempre la nostra musica, ovvero una vera e propria guerra/lotta tra i generi che la caratterizzano.
Dal punto di vista sonoro, nel disco si trova sia l’electro da dancefloor, che dei momenti malinconici, più assimilabili ad un certo cantautorato di qualità… a cosa è dovuta, questa eterogeneità? Al fatto che siete in tre a comporre i brani, o semplicemente al vostro essere “onnivori” dal punto di vista delle influenze e dei gusti musicali?
Crediamo che questa eterogeneità sia il nostro marchio di fabbrica se ci pensi. Ogni nostro disco possiede questa caratteristica, solo che questa volta in alcune canzoni abbiam approfondito maggiormente alcune componenti rispetto al caos che normalmente regna nei nostri pezzi. In questo disco è possibile ascoltare brani che sono il bianco o il nero e non necessariamente il grigio.
Credo che quella degli Amari sia una delle proposte musicali più originali che si possano trovare in Italia al momento. Come definireste la vostra musica a qualcuno che non vi ha mai ascoltato prima?
Coraggiosa. Si decisamente coraggiosa.
Com’è cambiato il vostro pubblico, negli ultimi anni? Avete notato qualche differenza dopo l’avvento del famigerato myspace? I vostri tour vi portano in giro per tutta l’Italia: notate delle sostanziali differenze tra le persone che vi vengono a sentire a seconda delle città?
Una domanda molto complessa questa. Inizialmente il nostro pubblico era composto soprattutto dai cosiddetti post-hip hopper o repper evoluti, ovvero gente che avendo vissuto la decadenza di una certa scena hip hop italiana e avendo allo stesso tempo aperto gli orizzonti sonori verso la musica tutta, si trovava sulla stessa lunghezza d’onda tesa all’esplorazione di territori musicali ibridi e non convenzionali. Nel momento in cui la nostra scrittura, a livello testuale è cresciuta ed è diventata più intelleggibile si è aggiunto tutta una fetta di pubblico che prima non c’era che effettivamente è quello di cui parli tu, ovvero i myspace user anche perché guarda caso alcune nostre canzoni sembrano proprio delle raccolte di nick/thread potenzialmente adatti alla personalizzazione delle attuali piattaforme nel social network. La cosa bella è che se inizialmente ogni città ti proponeva un tipo di pubblico ed una reazione differente, ora le reazioni e le caratteristiche dei nostri “fan” son sempre più omogenee: ci piace pensare che evidentemente il nostro pubblico cresce e si consolida proporzionalmente alla nostra integrità artistica.
Avete mai pensato di esservi stancati di vivere vite “dalle giacche stropicciate”?
Non lo sappiamo con certezza. Per ora diciamo di no. Quel che è certo è che non siamo proprio tagliati per vivere ogni giorno con “camicie stirate” addosso.
Come vi è venuto in mente di intitolare un brano (e il disco…) “Scimmie d’amore”? Avete spesso a che fare con questo particolarissimo tipo di bestie?
E’ stato inevitabile dato che queste bestiacce hanno scritto e cantato tutte le canzoni del disco.Autore: Daniele Lama
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