Dopo quattro dischi, tutti consacrati dalla critica specializzata, è giunto il momento anche per i These New Puritans, come vuole la moda del momento, di procedere a ripubblicazioni, nuove versioni, greatest hits e quant’altro.
Loro hanno scelto la re-issue con materiale inedito di Hidden, il capolavoro del 2010, che quindi festeggiano per il decennale. Hidden MMXX, uscito a dicembre del 2020, contiene dunque le tracce originali, più alcuni remix, più materiale inedito e una registrazione live. Nella versione Deluxe c’è anche un vero e proprio film, una performance live registrata nel loro studio, visibile anche dal loro sito personale.
I gemelli Jack e George Barnett, con Sophie Sleigh-Johnson e Thomas Hein, tutti di Southend-on-Sea, hanno fatto rinascere nel 2008 il genere art-rock, rivitalizzandolo dall’interno con una bella contaminazione di kraut-rock e post-rock. Ne è venuto fuori un ibrido musicale gustoso e frizzante, a volte sicuramente troppo cerebrale, che in Hidden e ancora di più in questa nuova versione di 20 brani tra inediti e remix si può cogliere in tutta la sua particolarità.
All’epoca Hidden fu realizzato con Graham Sutton dei Bark Psychosis, che dette al disco l’impronta psichedelica che è ancora possibile cogliere in questa re-issue e che anzi i mix esaltano ancora di più nella loro esasperazione elettronica (vedi Attack Music o il puro hip-hop di Fire-Power per esempio). E ora Hidden nella sua forma rivista attuale ricorda il trip-hop nella sua versione acida stile Prodigy (come in Fire-Power), impreziosito da momenti di composizione puramente sinfonica, come in Canticle, o We Want War – Bass e Woodiwind, che rivisita e stravolge il We Want War originale fondato sulla batteria incalzante, o 5, tutto costruito sullo xilofono, a cui in 5 Mallets si aggiungono altre contro-sinfonie. Risalta però su tutti Orion, che già nel 2010 è stato il tentativo di dare a Hidden un tono superiore, verso il celtico-mistico, quasi uno sforzo di superare se stessi in direzione della musica sinfonica vera e propria.
Suscitano poi curiosità l’inedito Irreversible, e le versioni live di Drum Courts, nonché la versione solo piano e il mix di Hologram, che è come se girassero a 360 gradi intorno a tutte le possibili modalità di stravolgere, minimalizzare, ripensare e ri-produrre un disco che già nasce contaminato, elettronico, cerebrale, e pieno di art-music.
Il risultato è un caleidoscopio, dove l’ascoltatore può perdersi, e perderne il senso, ma non manca però di suscitare emozione fredda, rivendicando i possibili orizzonti e non-confini a cui la musica può arrivare se unita a genio e tecnologia.
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autore: Francesco Postiglione