In principio era Hagfors-Gebhardt (sì, il “martello” dei Motorpsycho – come se non avesse altro da fare…)-Haugen, e fu “Pignoise”, debutto che lasciò tutti di stucco, con Geb alle prese con un banjo fino all’incredibile vena con cui 3 norvegesi riescono a indossare i panni di bifolchi rednecks ad arare le loro messi. Poi Haugen ha preso altre strade, ma non è stato necessario accorciare il moniker: ecco gli Hagfors-Gebhardt Hickstars (“bifolchi-stelle”, appunto), e altri 3 album sulle orme di Father Seb, fantomatico leader spirituale che, nell’immaginario dei nostri, sintetizza e personifica le vicende della vita di campagna al di là dell’oceano.
Con tali premesse risulta piuttosto evidente come “Miracle Working Man”, al pari dei suoi predecessori, sia un gioco dal fascino esotico con cui Geb e soci – incluso Haugen che, seppur da ospite, mandolineggia in parecchi brani – compongono la loro personale “cartolina” di un luogo in cui, probabilmente, non sono neanche mai stati, utilizzando però meno colori e inquadrature del “Tussler” con cui i Motorpsycho fecero del country l’oggetto di una soundtrack, e indulgendo quasi esclusivamente su standard country-bluegrass molto tradizionali. Ma è proprio la natura di gioco, senza ambizioni di rigorosa “fedeltà” filologica, a rendere godibili i luoghi comuni di cui il “trash-grass” degli HGH è infarcito. Father Seb non se ne avrà a male…
Autore: Bob Villani