Finalmente è tornato con un nuovo lavoro Umberto Palazzo con il suo Santo Niente. Dopo l’anticipo fornitoci l’anno scorso con l’Ep “Occhiali scuri al mattino”, di cui riprende qua la title track, Palazzo ha dato alle stampe il suo terzo album con una nuova formazione.
Palazzo, dopo aver fondato con Emidio Clementi i Massimo Volume, per poi andarsene poco prima del loro esordio, ha dato vita al Santo Niente (che in dialetto abruzzese è una bestemmia). Con la prima incarnazione del SN, Palazzo, nella seconda metà degli anni ‘90 ha pubblicato due splendidi cd (“La vita è facile” e “Sei na ru mo na va na ‘i”) per il compianto Consorzio Produttori Indipendenti. Nel momento in cui in Italia stava esplodendo, anche a livello commerciale, il rock italiano, lui si è ritirato dalle scene, per tornare da Bologna nella sua Vasto e mettersi a fare l’operatore sociale e il dj, riconfermando una certa ritrosia al successo commerciale.
Speriamo che in questa seconda vita si decida a restare e che trovi il meritato posto nel rock nostrano, sperando che non gli stia troppo stretto. Con “Il fiore dell’agave”, prodotto da Fabio Magistrali, il Santo Niente vira verso sonorità più cupe con accenni punk e noise, alternando momenti profondi ed introspettivi come “Aloha” lasciata come nella prima registrazione casalinga fatta dove si è fatto accompagnare solo da una chitarra con le sue stramberie latine o come nella visionaria ed ossessiva “Luna viola” dove fanno capolino i Joy Division alle esplosioni con risvolti fugaziani de “Le superscimmie”.
Se si vuol tornare un tema ricorrente in questo lavoro è la centralità del rock’n’roll, la cui necessità viene espressa in diverse occasioni: nel power pop’n’roll di “Facce di nylon”, in “Occhiali scuri al mattino” dove ideologia (Marx), nichilismo (Nietzsche) e il rock’n’roll (Johnny Thunders e Richard Hell) possono convivere in una stessa canzone e ne “L’attesa” dove il rock viene citato, ma non suonato. Speriamo che Umberto questa volta resti a lungo.
Autore: Vittorio Lannutti