Collins? A chi mai potrà appartenere un cognome simile sulle pagine di Freak Out? Sarà mica dell’illustre Joan, nota ai più (però devono essere almeno trentenni, sigh…) come una delle protagoniste principali di Dynasty, ossia la madre di tutte le odierne soap-opera? No, a settanta e passa anni, avrà di meglio da fare che darsi all’indie-pop…Vuoi vedere che sia quel bolso di Phil? Neanche quest’ipotesi risulta plausibile, visto che come batterista ormai anche una scimmia suona meglio di lui (se non mi credete, leggetevi questa gustosa news del NME: www.nme.com/news/genesis/31034) e, da cantante, le sue cose migliori le ha dette ere geologiche fa… Gentili lettori e lettrici, lo strambo preambolo di cui sopra, serviva solo ad introdurre il vero protagonista di questa recensione: Edwyn Collins. Qualcuno di voi, magari, oserà ribattermi: e chi diavolo è Edwyn Collins! Ah, beata ignoranza… Agli inizi degli anni ’80, in Scozia, Collins col suo gruppo di allora, gli Orange Juice, e la loro etichetta, la Postcards (fondata dal medesimo Edwyn, in compagnia di Alan Horne) definirono uno stile, in bilico tra nothern soul e pop, che fece scuola in tutta la Gran Bretagna ed oltre. Ancora oggi, bands conterranee, quali Belle & Sebastian, Teenage Fanclub o i Franz Ferdinand devono non poco alla lezione degli Orange Juice. Se quell’imprescindibile esperienza non raccolse i frutti commerciali sperati, altrettanto avvenne per la successiva produzione (in vero, non sempre eccelsa) solistica di Collins. Eccettuato per il clamoroso “botto” del singolo “A Girl Like You” nel lontano 1994, il musicista di Edimburgo ha continuato a diffondere la propria arte per una ristretta cerchia di eletti. Non bastasse tutto ciò, un paio d’anni fa, nel corso delle registrazioni di “Home Again” (quando si dice lo humour inglese…) un emorragia celebrale lo stava quasi mandando al creatore. Faticosamente ripresosi, Collins ha quindi portato a compimento il suo nuovo album. Trattandosi di un artista nel pieno (se non qualcosina in più…) della sua maturità, non ci si attendeva di certo grossi sconquassi musicali che, in effetti, non ci sono. Al contempo, lo stesso si può apprezzare la delicata vena soul di “You’ll Never Know (My Love)” o l’eterea ninna-nanna dell’omonima “Home Again”, gli accenti country di brani alla stregua di “7th Son” e “Superstar Talking Blues”, il folk rurale di “It’s In Your Heart”. Episodi che confermano la ritrovata salute artistica (e si spera, soprattutto, fisica…) di Edwyn Collins.
Autore: LucaMauro Assante