Vittoria e le Malelingue è un progetto inedito che nasce nel 2010 da un’idea di Vittoria Piscitelli (autrice dei pezzi) seguita e supportata da Daniele Sarpa e Paolo Astarita. Svariati cambi di formazione portano infne a unirsi al progetto Bruno Belardi e Mattia Santangelo completando l’attuale formazione.
Vittoria scrive in italiano testi mai banali, strizzando l’occhio per tematiche e linguaggi ai luoghi comuni giovanili, con una ironia e una intelligenza davvero non comuni, che la legano alla migliore tradizione cantautoriale italiana.
L’esempio su tutti è Povera Piccola Ragazza Ricca, pezzo centrale del Demo autoprodotto, che non a caso si intitola Di ragazze ricche e malelingue, che racconta della noia di esistere di certa giovanile borghesia napoletana intrappolata in feste e festini nei quali il “divertissement” soffoca ormai qualunque autentica emozione e condivisione. Davvero un bel testo, ironico al punto giusto ma di schiacciante attualità per chi conosce la realtà macrocittadina del capoluogo del meridione. Un gioco testuale vero e proprio, ma anche questo scaltro e tutt’altro che superficiale, è Sexy Shop, il pezzo più sperimentale e musicalmente arduo della band. Mentre Caffè è un pezzo dolce, sfumato, una melodia allegra in tono soffuso che in fondo è una bella e delicatissima canzone d’amore.
Con questa alternanza di pezzi Vittoria e le Malelingue mettono in scena in soli tre pezzi la loro miscellanea natura compositiva: con Vittoria capace di alternare pezzi “cattivi” e taglienti a pezzi volutamente svagati (ma solo in apparenza) fino a romanticherie vere e proprie. Ma un’altra piacevole sorpresa per l’ascoltatore sono gli arrangiamenti, che viaggiano tra sonorità indie anglosassoni fino alle più moderne sperimentazioni pop scandinave, chiamando in causa vecchi cliché armonici del pop beatlesiano come lo swing più classico. E per questo merita una menzione a parte anche Silvio Speranza, che dallo studio l’Arte dei Rumori ha curato produzione e post-produzione.
Del resto anche dal vivo la band adotta nello stesso live più strumenti musicali diversificati e inusuali, a dimostrazione della ricchezza di contenuti propriamente musicali che il gruppo è in grado di esprimere.
Stupisce addirittura la enorme varietà delle soluzioni sonore: in Caffè fa esordio la chitarra acustica in classica versione jazz, poi entra il piano e la voce per un ritmo tutto swing, dove il piano detta la linea principale e il divertente ritornello melodico, mentre la chitarra interviene di continuo quasi a disturbo con ripetuti fraseggi acustici.
In Povera Piccola Ragazza Ricca invece la base pop-blues dettata all’inizio dalla chitarra sincopata viene continuamente invasa da strumenti, cambi di ritmo, armonici di chitarra e interventi sonori di ogni tipo, sapientemente curati in fase di produzione. Il risultato finale è quello di un pezzo completo, profondo, maturo, e contemporaneamente orecchiabile al punto giusto, un singolo di sicuro successo ma per palati abbastanza fini. La voce di Vittoria, di cui stupisce la maturità musicale a un età così giovane, sa variare i suoi toni dal dolce all’aggressivo, giocando con le sue stesse sfumature, anche se il rischio a volte è quello di trasformarsi in un Piero Pelù al femminile, col rischio della perdita di consapevolezza del suo tono “normale”.
Ma il futuro può solo sorridere a questa nuova e giovane band, già in partenza così dotata: in attesa di ammirarla di nuovo al Cellar Theory di Napoli il 19 maggio, non si può che salutare con gioia l’ingresso nel circuito musicale di nicchia di una sonorità così fresca e intraprendente.
Autore: Francesco Postiglione