La seconda pubblicazione del progetto solista di Elena Tonra dei britannici Daughter è una reinterpretazione live in chiave neoclassica, con ensemble d’archi, dell’intero disco d’esordio del 2018.
Per intenderci, siamo dunque dalle parti di Agnes Obel, Soley, Myrkur e Soap&Skin, con estrema valorizzazione della voce di Elena in un contesto musicale elegantissimo e malinconico, in parziale discontinuità con l’indie pop shoegaze dei Daughter.
Del resto il concerto è stato registrato presso l’auditorium del Kings Place di Londra su un’idea di Josephine Stephenson, violoncellista di Ex:Re, che ha pensato di riarrangiare il disco per proporlo in un circuito, diciamo così, colto: scommessa vinta, anche se resta la sensazione che per un progetto di questo tipo la pubblicazione del film del concerto sarebbe stata più appropriata del semplice audio, che beninteso per ora esce solo in formato digitale.
Quella di Ex:Re è infatti musica di ambiente, tutta mentale, priva di troppi sussulti e singoli episodi che risaltino sugli altri; un’esperienza complessiva che su disco richiede volume e dedizione per non svilirsi in puro sottofondo, per altro a quel punto tedioso e basta. Le immagini – per quanto statiche a giudicare dai frammenti presenti su youtube – avrebbero potuto arricchirne la fruizione.
Sporadicamente Elena Tonra imbraccia la stratocaster per accompagnarsi, mentre Josephine Stephenson suona il pianoforte ed il violoncello, ma il grosso della musica lo fa l’ensemble d’archi, che crea una marea omogenea, in minore, quasi digitale che regolarmente spalanca più articolati e tesi paesaggi esistenziali giocati sui diversi toni di violini e violoncelli che richiamano il minimalismo inizio 900 di Erik Satie ed il neofolk delle colleghe, tutte nordeuropee, già citate in cima.
Arrangiamenti che valorizzano i brani con sentimento ma anche con un tocco di eccentricità (le dissonanze della splendida ‘New York’), senza prendere mai il sopravvento, lasciando nonostante tutto ai pezzi l’originaria natura di canzoni. Logicamente, l’estrema omogeneità della forma neoclassica tenuta nei 10 brani può comprensibile scoraggiare l’ascolto, ma di fronte alle toccanti armonie di ‘Too Sad’ e ‘Liar’, viene meno ogni diffidenza.
Intanto Elena, emozionata in abito da sera, fa un buon lavoro vocale, senza il sostegno di riferimenti ritmici, cercando di mantenere sveglio lo spettatore più impreparato, celebrando questi suoi 10 brani autobiografici sulla fine di un amore.
Aldilà della bellezza del disco, apprezzabile dunque anche la versatilità di questa musicista che si mette in gioco con un progetto obiettivamente rischioso; intanto, a fine anno, uscirà il nuovo album dei Daughter.
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autore: Fausto Turi