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Intervista: !!!

di Redazione
16 Dicembre 2013
in Interviste
Tempo di lettura: 6 minuti
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Mario Andreoni, chitarrista di quella che per molti è stata la “band dell’anno”, è quasi commosso quando – dopo le presentazioni di rito – gli porgiamo la bottiglia di limoncello artigianale (!) che abbiamo deciso di portargli in regalo. Mario si dimostra molto disponibile (no, il limoncello non c’entra, sembra un ragazzo gentile a prescindere!) a rispondere alle nostre domande, e quindi restiamo a chiacchierare a lungo nonostante manchi relativamente poco all’inizio del concerto.

State affrontando da mesi un lungo tour, il vostro nome è sulla bocca di tutti, i pezzi di Louden Up Now ascoltati e ballati ovunque. come commentate e come avete vissuto l’anno che sta per finire, che è stato per voi quello del “successo”?
L’abbiamo vissuto bene, senz’altro. E’ stato un anno fantastico: siamo stati per la prima volta in Europa per un “vero” tour. Tutto è andato oltre i nostri sogni: stasera siamo a Roma… è meraviglioso!
Non vi aspettavate questo boom?
Per niente. E Considera che quello che abbiamo sempre desiderare è stato andare in tour. E se consideri che alla nostra prima esibizione live c’erano sette persone e ora siamo qui…Devo dire che comunque è stato un lavoro abbastanza duro… sai, fare in modo che tutte le opinioni e i diversi contributi dei componenti della band possano essere rappresentati al meglio nella nostra musica non è stato facile.
Cos’è successo nei tre anni che dividono l’uscita del vostro disco d’esordio da quella di “Louden Up Now”?
Innanzitutto ci siamo spostati tutti a New York (la band era inizialmente “divisa” tra New York e Sacramento, n.d.a.). E c’è voluto un po’ perché cominciassimo a lavorare come una vera live band: provare finalmente tutti assieme, fare jam sessions e cose del genere…
Cosa vi ha spinto ad avvicinarvi alla dance e personaggi come Maurice Fulton (produttore e remixatore di parte del disco)?
Sai, a volte pensi che delle persone siano “intoccabili”, rispetti molto il loro lavoro, e in particolare nel caso di Maurice Fulton pensi a cose tipo: “Wow, questo tipo fa quel genere di cose che piacerebbe fare a noi!”. E’ così un grande musicista, e un grande produttore. Abbiamo pensato “Perché non proviamo a farci qualcosa assieme?”. E allora abbiamo chiesto aiuto alla Warp che, come puoi immaginare, ha molti più contatti di noi per quanto riguarda tutto il mondo della musica elettronica e dei dj. Ci siamo quindi incontrati ad un festival a Rennes, in Francia, in cui lui suonava come dj. Gli chiedemmo semplicemente “Ti piacerebbe produrre qualche nostro pezzo?” e lui “Si, perché no?”.
E’ successo tutto in maniera così “easy”, così naturale…Gli abbiamo mandato le tracce, e lui in pochi giorni ha fatto ciò che noi probabilmente non saremmo riusciti a fare neanche in parecchie settimane: sai, in una band è normale che prima di prendere qualsiasi decisione – anche semplicemente “questo strumento qui si deve sentire di più, quest’altro di meno” – si perda un sacco di tempo a discutere. Lui semplicemente c’ha rispedito il tutto dopo averci lavorato sopra a modo suo, ed era perfetto! Penso che per una band come la nostra sia stato molto importante lavorare con un “esterno”: ha reso le cose molto più semplici e veloci!
Mi hai detto del vostro “trasloco” a New York. Ora quindi i !!! si possono considerare a tutti gli effetti una band della scena new yorkese.
Si, si può dire che ora siamo di stanza a New York. Anche se io personalmente vivo ancora a Sacramento.
Comunque possiamo confermare che questo è davvero un bel momento per il rock a New York: ci sono un sacco di band, che fanno cose anche molto diverse tra loro. Ci sono gli Strokes, i Yeah Yeah Yeahs, Rapture, Animal Collective, e anche band più commerciali.
Non posso dirti che esista una vera e propria “scena”, ma tutto questo movimento sinceramente m’ha fatto tornare entusiasta come non lo ero da tempo, e fiducioso nella musica americana. Sai, negli anni passati avevamo fatto vari tour un po’ dovunque in America e a volte – credimi – è stato davvero molto noioso.
Siete una “novità”, musicalmente parlando, sia per la Touch & Go che per la Warp, due etichette che facevano il bello e il cattivo tempo durante lo scorso decennio. Credete che la vostra presenza nei loro roster sia sintomo di una volontà di rinnovamento più generale da parte loro?
Guarda, in effetti si potrebbe discutere su quest’argomento. Ma conoscendo i ragazzi della Warp e quelli della Touch and Go ti posso assicurare che non sono il genere di persone che pianificano qualcosa del genere “a tavolino”. Entrambi decidono in maniera molto istintiva e immediata se una cosa gli piace oppure no. Ascoltano una cosa e subito sono capaci di dirti “Si, questa cosa mi piace!” senza considerare cosa stia succedendo in termini di “trend”, di scene, di movimenti…
…Beh, in verità non intendevamo dire che hanno fiutato il “trend” con voi, e ci tenevano a seguirlo. Pensavamo più ad una rinnovazione “interna” del loro sound “tipico”…
Si, in effetti potrebbe essere possibile. Ma pensa ad esempio ai Broadcast: loro sono su Warp, ma non suonano assolutamente come il resto degli artisti Warp. Il loro suono non c’entra assolutamente niente con quello di Autechre. In verità entrambe etichette hanno la predisposizione a far uscire cose che semplicemente gli piacciono, e – anche se sono molto diverse tra loro – hanno un approccio molto simile. E il nostro rapporto con loro è il miglior rapporto ipotizzabile con una casa discografica: io non riuscirei a rinunciare al fatto di poter telefonare senza problemi e parlare direttamente col proprietario dell’etichetta.
Immagino che, dopo tutta l’attenzione su di voi, si saranno fatte vive anche delle major. E’ così?
Si. Ovviamente non appena notano un interesse da parte della stampa e del pubblico nei confronti di una band, le major stai sicuro che spuntano fuori. Di solito s’interessano ad una band, e valutano se possano crescere e valere qualcosa nell’immediato futuro. Fanno progetti a breve, anzi (ride) brevissima scadenza, e valutano se possono trarre qualche profitto da una band. Sono costantemente in cerca dei nuovi Nirvana, e ovviamente – soprattutto in seguito al “boom” del downloading da internet – sono in crisi poiché non riescono più a tenere sotto controllo i gusti e gli ascolti della gente come vorrebbero. Credimi, ci sono molti più vantaggi a lavorare con un’etichetta indipendente che lavora bene: hai davvero la possibilità di sperimentare e di far ascoltare alla gente nuovi modi di intendere la musica. E ci sono sicuramente meno coglioni.
Che mi dici dei vostri progetti nell’immediato futuro? Dovremmo aspettare altri tre anni prima di ascoltare il successore di “Louden Up Now”?
No, no. Credo veramente di no. Stiamo lavorando già al materiale nuovo. Nel frattempo dovrebbe uscire a breve il singolo di “Dear Can”, che conterrà anche dei remix di questo pezzo. E abbiamo registrato qualcosa live alla BBC. Sarà pubblicato sicuramente qualcosa quest’inverno. In ogni caso siamo tutti intenzionati a lavorare per il prossimo album. Vogliamo sfruttare questo periodo in cui le cose vanno così bene, piuttosto che rilassarci e far passare troppo tempo.
Ci puoi anticipare qualcosa su come sarà il prossimo disco?
Mi piacerebbe che avesse un suono molto più “live”. Vorrei che i pezzi siano convincenti innanzitutto per come suonano live, e poi andare in studio e cercare di riprodurre lo stesso effetto. Vorrei poter registrare quante più tracce possibili live, per poi metterci a manipolare con l’elettronica quello che n’è uscito fuori solo in un secondo momento.
Penso che vi avranno fatto un sacco di domande noiose sul nome della vostra band. A volte mi chiedo semplicemente se un nome del genere possa essere stata una trovata per rendere la vita difficile a chi cerca i vostri pezzi su un programma di file-sharing…
(ride) Considera che abbiamo scelto questo nome nel 1996 e – anche se sembra incredibile, se ci pensi – all’epoca internet e il fenomeno del file sharing non avevano ancora raggiunto le dimensioni attuali. Abbiamo scelto questo nome perché – nonostante ci fossimo scervellati – non riuscivamo a trovare nessun nome “normale” che ci rendesse soddisfatti. A quel punto abbiamo pensato di fare una scelta che si discostasse da tutte quelle mai fatte prima da una band. Non abbiamo mai pensato al fatto che avrebbe provocato problemi a chi cerca la nostra musica in rete, e ora è troppo tardi per cambiarlo. Inoltre tutti noi amiamo questo nome, e non riesco davvero ad immaginarmene uno migliore. E chiedo scusa se ora qualcuno impazzisce a trovare i nostri pezzi con i programmi di file sharing.
Ok. Ci puoi dire come dovremmo pronunciare il vostro nome in futuro?
Non so, magari “Sex Sex Sex”, che te ne pare? Guarda, per noi non ha nessuna importanza come pronunci il nome della band, visto che l’importante per noi, in fondo sono i tre punti esclamativi. Anche se, mentre voi in Italia ad esempio non avete nessun problema a interpretare il nostro nome,pensa che in Giappone neanche ce l’hanno il punto esclamativo, nell’alfabeto. Ma cosa ci possiamo fare? Quando abbiamo iniziato qualche anno fa, figurati se potevamo mai pensare che il nostro nome potesse confondere qualcuno in…Giappone!

Autore: Daniele Lama | Daniele Mancino
www.brainwashed.com/!!!/music.html

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