“Ribellione e Divertimento” è l’endiadi amica del buon sentimento pasionario che i Ratoblanco si tatuano sulle volenterose chitarre. Chitarre, badate bene, conservate con gelosia e fierezza nella stalla evergreen (?) del combat rock. Ed è per questo che Finaz (Bandabardò) e seguaci, ascoltati in controluce assomigliano umilmente a quegli amatissimi punk di London Calling. Ci mettiamo anche che i Rato’s nascono come cover band dei Clash, che per loro sono come una cassa mutua, e la recensione potrebbe ammazzarsi qui. Ma in quel caso si perderebbe il gusto di parlare bene di “Mi Gira la Testa”, squillante riepilogo di traverso delle giornate del G8 (ormai c’è una discreta discografia sull’argomento, ci facciamo una compilation?), e di elogiare “Johnny Dub” sonnacchiosa serenata che si scioglie in tiepido relax.
Se si fosse terminato di scrivere sei righe fa non avremmo inoltre potuto parlar male di “Luna Piena” occasione mancata di “travestire una canzone politica in un pezzo d’amore”, o ancora di trattare malissimo l’omaggio a Strummer nell’eponima “Crea Scompiglio” in cui ricorrono sbarbate atmosfere liceali. Se poi volevate l’effetto dejavù allora ci siete riusciti.
Insomma il fedeli alla linea “inventata” da Strummer e soci e cioè creatività e messaggio versus furore e massaggio (cerebrale), c’è tutta. Ma è smistata in italiano, eventualità che – talvolta – da un lato fa perdere appeal alle canzoni ma, dall’altro, ce le fa sentire più vicine e meno in vitro.
C’è del candido nel grintoso trenino lirico dei ragazzi di Finaz, che cura anche la produzione artistica. Una stragrande voglia di fare che, in questo caso, va a scarso appannaggio dell’originalità.
Piesse: “Tutte le ragazze vogliono fare l’amore sulle strade” vanno urlando due, tre, quattro volte, i Ratoblanco. Allora, misericordia, c’è davvero speranza in un mondo infinitamente migliore.
Autore: Sandro Chetta