Se non avete visto il film documentario di Esmeralda Calabria, Andrea d’Ambrosio e Peppe Ruggiero, probabilmente questa colonna sonora non vi produrrà molte emozioni, soprattutto perché si tratta prevalentemente di musica d’ambiente, tutta strumentale, poco “suonata”, senza sessioni ritmiche e molto “sintetizzata”.
Ma se avete visto il film (e il film va visto assolutamente, che siate o non siate sfortunati membri della comunità campana) allora queste musiche non potranno non ricordarvi lo sdegno, la rabbia, lo scandalo, l’indecenza degli spettacoli orridi costituiti dai cumuli di rifiuti, dal percolato a cielo aperto, dai camion che scaricano di notte, e da tutto quanto si vede nel film e che nel film ha appunto queste musiche come commento sonoro.
Le composizioni, dai titoli più che esplicativi, Wasteland South, Fuxas for Dinner, Field Lost, Beaming Startle, Slow Tune, sono davvero un sottofondo adeguato, inquietante e/o desolato, a quello che si vede e si denuncia nel documentario. Probabilmente come musiche a sé non avrebbero vita propria, ma se il compito di una colonna sonora è accompagnare immagini, queste musiche svolgono il compito a dovere, e raccontano mediante atmosfere sonore l’abbandono, lo scempio, la devastazione. Non c’è un momento di solarità, non una nota gioiosa, come è giusto che sia la colonna sonora di uno dei più gravi scandali che sia mai avvenuto in un paese che si fregia di chiamarsi civile.
Valerio Lupo Faggioni e Guido Zen meritano davvero una lode come compositori, e una nota di merito va anche ai Paranza Vibes, duo tutto campano autore dell’unica autentica canzone della soundtrack, intitolata “In Campania”.
“Si muore, vedi che si muore, appena nascono i bambini hanno già il tumore…Io sono nato in Campania, dove comanda l’ecomafia, noi abbiamo il cuore pieno di tristezza, e campiamo uccisi dalla puzza di immondizia”: questo è il refrain del pezzo in pieno stile posse, tutto in dialetto, ma stavolta il dialetto non è una concessione alle vecchie tradizioni quanto una necessità perché deve rendere il grido di dolore delle popolazioni più colpite, che sono quelle dei pastori, dei contadini, della povera gente che muore a ogni respiro, come il film ben racconta.
Il resto è cronaca di questi giorni, e di molti altri che dovranno venire, perché l’emergenza non è ancora finita, come ci vogliono far credere.
Autore: Francesco Postiglione
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