Già autori dell’ottimo debutto “Blows Your Mind” e dello splendido “Money For Soul”, uno dei dischi più riusciti del 2003, ritornano i danesi Baby Woodrose. “Dropout!” comunque non è il loro terzo album, almeno non nel senso classico del termine. Si tratta infatti di un omaggio che il terzetto guidato da Lorenzo Woodrose ha deciso di dedicare ai gruppi dei Sixties che hanno rappresentato una costante fonte d’ispirazione per la band. Del resto, il suono dei Baby Woodrose, per quanto personale ed elettrizzante, non ha mai negato un forte legame con la tradizione garage-punk e psichedelica della seconda metà degli anni ‘60. Così, in “Dropout!”, troviamo la band di Copenhagen alle prese con dieci classici minori di quella fertile stagione artistica e musicale, ad eccezione di “This Perfect Day” dei Saints, tra parentesi l’unico brano sotto tono del disco, che risale al 1977.
Senza soluzione di continuità i Baby Woodrose passano dai Love di “Can’t Explain” a “Dropout Boogie” di Captain Beefheart fino a “A Child Of A Few Hours” della West Coast Pop Art Experimental Band, ma le cose migliori arrivano quando i tre affondano le mani nelle pasta densa e multicolore della materia psichedelica. Ovvero “I Lost You In My Mind” dei Painted Faces, “Who’s It Gonna Be” dei Lollipop Shoppe e soprattutto una lisergica “The World Ain’t Round, It’s Square” dei Savages, mentre il lato più drogato e distorto viene fuori con “I’m Going Home” dei Sonics, “I Don’t Ever Want To Come Down” dei 13th Floor Elevators e l’ultrafuzzata “Not Right” degli Stooges. In attesa del “terzo vero LP” dei formidabili Baby Woodrose, trastullarsi con questo album di sole cover si rivela una mezzora “mind-expanding” piuttosto piacevole…
Autore: Roberto Calabro’