La band di stanza in Francia, ma di origine berlinese, conferma al suo terzo album in studio la natura provocatoriamente miscellanea e istrionica della loro produzione: i testi sono come al solito una mistura di inglese, francese, spagnolo e esperanto, gli attuali sette membri (Goz, François Charon, Samaha Sam, Mandris, Cyril, detto CC , Steve, Ion Meunier) provengono da diverse etnie anche se tutti di nazionalità francese, e infine lo stile musicale fonde con divertimento e freschezza punk, elettro-pop, funk e indie.
Tutto questo mix, evocato sin dal nome (Shaka, ovvero shake, scuotere, e Ponk, nome di una tribù di nativi americani ma anche evocazione del punk) trova compiuta espressione in Geeks and Jerkin’ socks, che viene dopo gli ottimi esordi di Loco Con Da Frenchy Talkin, e Bad Porn Movie Trax.
Il sound degli Shaka Ponk trova qui definitive conferme: gli inizi indie-rock di Let’s Bang e I’m Picky introducono con puro piacere all’ascolto, che prosegue con l’elettro-rock di Brunette Localicious, e a seguire di I’m a Lady, che nel riff iniziale distorto di chitarra evoca i Depeche Mode di Personal Jesus per poi sconfinare quasi nella dance anni ‘70, continuata in Sex Ball e soprattutto in My Name is Stain. E a questo punto l’ascoltatore, già spiazzato dalla svolta quasi brutale con cui dai primi pezzi veloci e “schitarrati” si sterza verso riff ben ritmati e ritornelli cadenzati appunto in stile dance, viene di nuovo scioccato con Shiza Radio, che volutamente inizia con una tastiera dolce per trasformarsi dopo pochi secondi in un punk velocissimo e selvaggio, che cita Kaiserchiefs e Futurehead.
Run Run Run è di nuovo un pezzo indie alla Franz Ferdinand, mentre Dancing Dead ritorna alla dance, ma stavolta però è la dance ipnotica degli anni ’80. E poi, a concludere, un grunge alla Pearl Jam con Reset After All (e parliamo dei Pearl Jam di Spin the Black Circle o di Do the Evolution), e un pezzo che in se stesso fonde hip-hop con punk (Old School Rocka) per terminare con l’anarchica Palabra Mi Amor.
Dire che c’è di tutto in questo album è sin troppo facile: citazioni, evocazioni, accostamenti stilistici vengono in mente quasi strofa dopo strofa, e ti ricordano, oltre ai gruppi citati, anche i vocalizzi arrabbiati di Skin (Samaha Sam la imita sin troppo), lo schitarrare scanzonato dei Blikn 182, e in più di una occasione anche il punk classico di Sex Pistola e Clash.
Ma non si tratta di volgari imitazioni: gli Shaka Ponk riescono a conquistarsi un loro stile, anche se nulla del loro album è originalità assoluta, e tutto dà l’idea del già sentito. Ma è un già sentito che è divertente riascoltare, soprattutto se i 7 scatenati ti fanno gustare il tutto in salsa ironica e incazzata allo stesso tempo, e senza darti il tempo di respirare perché tutto avviene a ritmi elevatissimi con chitarre al fulmicotone. Chiaro che nella velocità e nella violenza si perda il virtuosismo e la sfumatura, per cui non si troverà nell’album né creatività né grande tecnica, ma come ogni band punk che si rispetti gli Shaka Ponk non danno l’idea di fregarsene alcunché. E così certamente anche il loro pubblico di fan, che quest’album certamente contribuirà ad aumentare.
www.facebook.com/SHAKAPONKofficiel
tv.shakaponk.com/
autore: Francesco Postiglione