Archiviata l’esperienza con i Belle & Sebastian, messo da parte il progetto Gentle Waves, ecco il primo vero e proprio disco solista di Isobel Campbell. Un disco con la copertina rosa confetto.
E cosa vi aspettereste da un disco con una copertina rosa confetto e un titolo del genere, se non una serie di dolci canzoncine colorate con i pastelli dei bambini?…a tutte basta poco così per essere insopportabilmente melense, ma tutte in fin dei conti non oltrepassano mai quella soglia, proiettando l’ascoltatore in un morbido mondo di suoni carezzevoli e maestria pop.
Isobel non teme il rischio di quel fastidioso senso di “sovrabbondanza”, inevitabile quando si vuole lavorare con tanti strumenti… lei, violoncellista prima ancora che cantante, va pazza per le parti orchestrate (altro che “Let it be naked”!) e – con l’aiuto dell’amico Bill Wells – riempie le sue canzoni di archi, fiati e chi più ne ha più ne metta. Ciò nonostante – sarà la sua voce lieve come un soffio – i brani sono tutti leggeri come la brezza di primavera, e si nutrono di tutto ciò che Isobel ha sempre amato, dal jazz da camera (“October’s sky”) al dixie puro (guardatela com’è carina, mentre canta “The cat’s pyjamas” vestita come una cantante di un club della Chicago di Al Capone), dalla bossanova (“Johnny come home”, “Song for baby”) al folk-pop malinconico (“Love for tomorrow” è puro Belle & Sebastian), fino alle ballate pianistiche che suonano come ninnananne (“The land flows with milk”). Isobel ha deciso di ballare veramente da sola, e ora più che mai, chi ha il coraggio di contraddirla?
Autore: Daniele Lama