Toby Burke è il frontman degli Horse Stories, trio californiano dedito al moderno folk acustico più mansueto ed “urbano”, tanto in voga negli ultimi anni sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. L’inverno scorso Toby, che appartiene ad una nuova specie di californiano: quello “malinconico”, ha inciso solo soletto nel suo appartamento queste 10 tracce, ed esordisce così come solista promettendoci tuttavia che ad abbandonare il trio d’origine non ci pensa neanche.
Le canzoni, di cui 3 strumentali, accumulano un totale di 35 minuti, e sono tutte costruite su una chitarra acustica talvolta leggermente amplificata e sulla voce bella e sconsolata di Toby; qua e là qualche inserto autodidatta di armonica, banjo, pianoforte, e poi le liriche narranti di ragazze che t’hanno mollato quando tutto sembrava andare bene, di gente in lacrime che guida di notte automobili scassate su e giù per le contee americane, di apparizioni notturne di fantasmi nei boschi di Spoon River, di mille sigarette fumate ogni volta giurando che è l’ultima prima di togliersi il vizio.
Non c’è moltissimo di memorabile in “Winsome Lonesome”, come ahimè sempre più spesso ci capita di dover constatare in questo inflazionato nuovo cantautorato bucolico dell’America profonda; siamo un po’ al di sotto rispetto all’intensità di Bonnie “Prince” Billy, Damien Jurado o Devendra Banhart. Il disco ad ogni modo pare abbia destato l’interesse della critica da quando un giornalista di “Uncut” ha paragonato la voce di Toby Burke a quella di Thom Yorke, una forzatura gratuita, ci sembra… ma guarda caso “Winsome Lonsome” da allora sta vendendo bene a cominciare proprio dal Regno Unito, dove, si sa, se assomigli ai Radiohead qualche disco lo piazzi di sicuro…
Autore: Fausto Turi