Dopo cinque album di successo e l’abbandono del chitarrista co-fondatore Freddie Cowan, avvenuto lo scorso anno, che va ad aggiungersi all’uscita di scena, avvenuta nel 2016, del batterista co-fondatore Pete Robertson, si potrebbe pensare che The Vaccines potrebbero diventare una band profondamente diversa da quella degli esordi.
A conferma o smentita di tutto ciò arriva questo nuovo album dal titolo “Pick-Up Full Of Pink Carnations” (Thirty Tigers) che sin dal titolo e dalla copertina del disco: un testo erroneamente ascoltato di “American Pie” di Don McClean e la scena dello specchietto retrovisore di una strada non descritta degli Stati Uniti, introducono all’idea di Justin Hayward-Young, frontman e autore dei brani, di esplorare la fine del sogno americano e più in generale dell’amarezza e la disillusione che i rapporti interpersonali lasciano quando arrivano, in un modo o nell’altro, a prendere strade diverse.
Sin dai primi ascolti ci si rende conto che Justin Hayward-Young voglia strizzare l’occhio più al mercato americano che a quello della terra natia, provando a recuperare il suono dei primi album che negli ultimi tempi era stato messo un po’ da parte con l’album Back in Love City, e l’EP dell’anno scorso, Planet of the Youth, che erano stilisticamente molto distanti da quelli delle origini, introducendo maggiormente elementi elettronici e suonando spesso come una band completamente diversa.
Questa regressione va interpretata più in una chiave di rinnovata energia, visto anche l’ingresso in pianta stabile di Tim Lanham, già tastierista e membro aggiunto nei tour, che ha preso il posto alla chitarra ora che Freddie Cowan ha lasciato la band per intraprendere la carriera solista. Sin dalle prime note del brano d’apertura “Sometimes, I Swear” ci si rende subito conto che l’energia dei contagiosi riffs di chitarra di Cowan non si è perduta. Tutte e dieci le canzoni presenti vivono della grande capacità di Justin Young di creare canzoni pop perfette ed estremamente godibili seppure non destinate a lasciare a lungo il segno. Sembrano una raccolta di singoli più che di un album vero e proprio, con tutte canzoni orecchiabili e piene di sentimento, cariche di immagini americane colorate in cui l’autore riflette “sulla perdita dei sogni”, un sentimento che avvolge un po’ tutti i testi del disco, sebbene i brani siano tutti ricchi di ganci pop poggiati su chitarre affilate e tastiere cantilenanti.
Per meglio comprendere l’idea di fondo di questo disco, è giusto affidarsi a quanto lo stesso Hayward-Young ha dichiarato in proposito descrivendo i temi trattati: “C’è un senso di nostalgia e di guardare nello specchietto retrovisore e chiedersi se ciò che si è lasciato alle spalle è meglio di ciò verso cui si sta andando“.
Le canzoni sono abbastanza forti da reggersi da sole, a partire dal singolo “Heartbreak Kid” che riprende il classico songwriting dei Vaccines degli esordi per adattarlo ai tempi moderni. Sebbene tutte le canzoni siano frizzanti ed orecchiabili, non mancano storie romantiche e malinconiche (“Lunar Eclipse” e “Another Nightmare“), ricordi del passato raccontati con un filo d’ironia (‘Sunkissed‘), storie che finiscono tra grandi rimpianti (“Love to Walk Away”), amori tossici (“Primitive Man”) ma anche sprazzi di ottimismo come in “Discount De Kooning (Last One Standing)“.
In definitiva un buon album di pop rock che potrebbe scalare le classifiche come di consueto, ma che non offre elementi nuovi per affermare che The Vaccines possano diventare un nome che resti nella storia.
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