Giunti al terzo lavoro in sei anni i fanesi Edile Woman sono in una fase di passaggio. In “Everywhere at once”, infatti, il math-noise lascia spazio ad altre derive artistiche, in particolare al pop stralunato e al groove elettronico, grazie soprattutto al maggior uso del synth. Questi nove brani non vanno in un’unica direzione, ma al contrario sono delle monadi, assolutamente slegate le une dalle altre. Il funky-groove, con rimandi ai Delta 72, di “A small space odissey”, per esempio, non ha nessuna relazione con le ambientazioni new wave della title track o con la stramba psichedelia pop di “Goran Sarajlic”. Le frenesie e le irruenze degli esordi vengono riproposte, ma in chiave elettronica nella sferragliante e sincopata “To my brother” e nella vorticosa e frammentata “The shadows of doubt”. Questa fase di passaggio del quartetto marchigiano è sicuramente positiva, perché è indice del fatto che non si sono voluti adagiare sul math-noise, ma hanno voluto sperimentare e tentare un’evoluzione che sicuramente arriverà.
Autore: Vittorio Lannutti