E’ un piacere seguire i primi passi di un gruppo promettente …specie quando le promesse vengono poi mantenute! Avevo intervistato i Super Elastic Bubble Plastic per la prima volta lo scorso anno, ben impressionato dal loro disco di debutto, e a distanza di circa tredici mesi li ritrovo adesso a promuovere un secondo lavoro che li conferma garage-rockers di livello, mani sudate a dovere incollate agli strumenti e tante buone idee scalpitanti in undici tracce nuove di zecca. Anche stavolta “il punto della situazione” è opera del bassista Gianni Morandini.
E’ stato più difficile realizzare l’esordio “The swindler” o metter mano ad un secondo disco all’altezza del suo predecessore?
Small Rooms è stato più complicato… The Swindler era un disco urgente, canzoni scritte in fretta, suonate in fretta e registrate in fretta. L’urgenza è un carattere distintivo del precedente disco. D’altra parte quando lo registrammo non eravamo consapevoli di molte cose. In Small Rooms c’è un po’ più di esperienza e di dimestichezza, ma soprattutto vi è stato più tempo per lavorarci. Abbiamo scritto le canzoni in un lungo arco di tempo, a partire dalla fine delle registrazioni del primo disco; alcune hanno forse tre anni di vita, altre sono molto recenti, e molte si sono perse nel tempo. Nel settembre scorso abbiamo realizzato, con Giulio Favero, una preproduzione del disco, per poi riascoltarcela e tornare a lavorare sui pezzi. Giulio ha registrato anche The Swindler, ma per Small Rooms gli abbiamo chiesto di dare una collaborazione anche “propositiva”, gli abbiamo insomma lasciato il ruolo di produttore artistico; e sicuramente anche le sue idee e la sua sensibilità sono finite nell’incisione. Anche sotto suo consiglio abbiamo riarrangiato e a volte rivoluzionato le nuove canzoni, lavorando in sala prove tutti i giorni nel mese di gennaio. Quindi a febbraio abbiamo registrato il disco, e le registrazioni si sono protratte per un mese, compresi i missaggi e il mastering finale. In tutto questo arco di tempo c’è stato modo di ripensare tutto per bene.
Nonostante questo, anche in Small Rooms ci sono cose che sono figlie dell’urgenza di un attimo, un suono di chitarra particolare, un verso o un testo scritto e poi cantato… La stessa tracklist è stata definita solo un secondo prima del mastering finale.
Mi sembra che il suono di “Small rooms” sia meno istintivo e più ragionato, guidato dal preciso intento di approcciare nuove soluzioni sonore…
Credo che molto dipenda dai maggiori mezzi che avevamo a disposizione, e dal tempo per sperimentare che avevamo. Siamo stati fortunati a trovare delle ottime macchine su cui lavorare. Le parti di batteria sono state registrate su nastro, su uno Studer 16 tracce, nello studio di Giulio, Blocco A, che ha un’acustica molto buona, per ottenere un buon suono ambientale. Il resto lo abbiamo registrato all’NHQ di Ferrara, che ha un banco Neve davvero cristallino. Mi sono emozionato nel sapere che quel mixer era stato tra le mani di Mike Oldfield, su cui ha mixato Crises. Per chitarre e basso abbiamo provato svariate combinazioni di testate e casse, ogni volta raggiungendo un grado maggiore di violenza, con un cabina di registrazione in cui era fisicamente doloroso entrare, un wattaggio da muro del suono. In generale, con qualche eccezione, si può dire che cercavamo di fare qualcosa di violento, di esasperato. L’arrangiamento è stato a volte ripreso in esame. Soprattutto per la chitarra si è cercato di avere un suono diverso in ogni momento del disco, per sottolineare ogni passaggio. Lo trovo un lavoro molto chitarristico, sebbene la voce sia stata messa in evidenza. Siamo davvero grati a Giulio di aver lavorato per noi.
In particolare com’è nata “Hold on”? Una canzone atipica nel vostro repertorio… E’ forse debitrice in qualche modo del lavoro svolto per l’EP acustico che avete reso disponibile lo scorso anno sul sito della RedLed?
No, non direi. L’esperienza acustica è stata qualcosa di diverso, un’altra dimensione in cui suonare; e questo cambia le tue prospettive, ragioni sulla musica in modo diverso. Hold On è un brano comunque elettrico, una lento che parte sommesso per poi caricarsi, e in questo mi sembra più figlio di Sisters, che si trovava sul nostro esordio, ed è solo un momento di dolcezza… E’ una canzone diversa dalle altre, è vero; è quasi una ballata. Ma più che a definirci in un genere, un territorio preciso, preferiamo cercare di dare alla canzone la sua veste più adatta, anche facendo cose atipiche.
Chi è Paolo Mazzacani, che affianca Gionata alla voce proprio in “Hold on” e in altre due canzoni del disco?
E’ un nostro amico, ci conosciamo da molti anni. Ma soprattutto Paolo è un ottimo scrittore, un giornalista e un musicista che apprezziamo molto, e che ci ha accompagnato col suo Rhodes in tutte le date acustiche della scorsa stagione. Quando abbiamo pensato di inserire un piano in Hold On è stato immediato rivolgerci a lui; Paolo ha anche una voce molto bella, e naturalmente gli abbiamo chiesto di fare anche qualche doppia voce.
Nel frattempo anche MTV si è accorta della vostra esistenza: è comodo il divano di Brand:New?
E’ un po’ stretto, ma è un piacere sederci sopra… Siamo molto fortunati ad aver trovato l’appoggio di MTV; l’anno scorso abbiamo suonato al Coca Cola MTV Day a Civitavecchia, quest’anno MTV ha seguito con una troupe il making of del nostro prossimo video “Feel Sleepy”, di cui darà quindi una buona promozione; e lo stick “powered by brand:new” è appiccicato sul nostro nuovo album. Non c’è che dire, siamo molto contenti; non è facile che MTV, nel suo piano di promozione della musica italiana, dia tale spazio ad un gruppo che canta in inglese, rumorosamente indie-rock e poco commerciale. Non so come sia successo… Ma siamo consapevoli che tutto può cambiare da un momento all’altro, per cui è bene restare coi piedi per terra e continuare a fare la nostra musica come abbiamo sempre fatto.
Ho letto che di recente avete affrontato un mini-tour in Belgio: che esperienza è stata?
E’ stato formidabile, almeno per il divertimento… Abbiamo suonato per cinque date in compagnia di due bands belghe, Driving Dead Girl e Sportdoen, perlopiù in piccoli locali davanti a un pubblico limitato. Ma benché non ci conoscesse nessuno abbiamo avuto le nostre soddisfazioni… Gli organizzatori, Michael e Etienne, ci hanno fatto scorrazzare avanti e indietro per il Belgio e fatto bere fiumi di birra… E’ stato molto divertente e molto rock’n’roll. L’ultima sera ci hanno anche aperto il furgone e derubato di vestiti e documenti, fatto sta che abbiamo dovuto rimanere un giorno in più e ci siamo goduti il pazzesco carnevale belga… Spero davvero di tornare presto, per fare di nuovo baldoria!
Quali sono i vostri ascolti del momento?
Tra i tanti che ora vanno per la maggiore tra di noi, Melvins, Unsane, Jesus Lizard, Forty Winks, un po’ di krautrock, Uzeda (davvero bravissimi), ma anche Paolo Benvegnù, Mark Lanegan… e personalmente anche Wings.
Avete pensato alla possibilità di sottoporre a trattamento elettronico qualcuno dei vostri pezzi, magari per la realizzazione di un futuro EP di remixes? Qual è il vostro rapporto con il mondo dell’elettronica?
No, non abbiamo in programma alcun remix. Ci sentiamo abbastanza lontani dalla musica elettronica, e penso che i nostri pezzi non siano affatto adatti. Anche se a casa traffichiamo con qualche batteria elettronica e qualche programma per l’home recording, per noi rimane centrale lo strumento suonato e il concerto come mezzo di espressione. Non rifiutiamo l’elettronica, ma l’approcciamo in modo molto “rock”. Anche in studio abbiamo evitato di usare l’elettronica, specialmente quegli accorgimenti che ti permettono di costruire al computer le cose che non sai suonare. Non ci siamo serviti nemmeno del metronomo!
Prossime mosse in programma?
Come ho accennato, è imminente l’uscita del nuovo videoclip. Girato da Kal Karman, con la collaborazione di Costanza Caponio e Enrico Bosio, vincitori del contest che abbiamo promosso per la sceneggiatura del clip, “Feel Sleepy” sarà qualcosa di onirico e anche rabbioso. Continueremo poi l’attività live ad oltranza, è la nostra dimensione preferita.Autore: Guido Gambacorta
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