Diviene sempre più numerosa e variegata la pattuglia rock’n’roll italiana, ed i Satantango danno un bel contributo del quale noi appassionati possiamo rallegrarci. Giunto al secondo disco, il sestetto di Lodi si affianca senza complessi d’inferiorità a Mirsie, Cut, One Dimensional Man, Julie’s Haircut, Morticia’s Lovers, Red Worm’s Farm, etc. con una vigorosa formula r’n’r-blues accompagnata tuttavia da testi di sorprendente qualità (ci risparmiano i soliti stereotipi sessisti ed alcolisti del r’n’r sul genere “hey baby, guarda come sono cool stasera…”); gli stessi testi sono tradotti in italiano nel booklet, ad ogni modo.
Oltre alle liriche, altra peculiarità dei Satantango è la loro scelta, in controtendenza rispetto alla moda recente del blues, di proporsi con una formazione allargata (6 elementi per due chitarre, basso, batteria, organo, percussioni) come era tipico per le band degli anni 60 (Allman Brothers, Grateful Dead…) e come in Italia hanno provato a fare pure i Cut ai tempi di ‘Will U Die For Me?’ salvo poi ripiegare, di recente, su una line-up snella.
Il disco parte, fate attenzione, con una ghost track cui potete accedere soltanto “skippando” all’indietro per quattro minuti e mezzo quando la prima traccia è appena partita nel vostro stereo: trattasi di una cover di ‘Clear Spot’ di Captain Beefheart, che rappresenta anche uno degli episodi più intensi dell’intero lavoro. Con questa ghost track il compact disc raggiunge in totale i 42 minuti di durata distribuiti su 11 canzoni. Altra cover contenuta nel disco è una ruvida ‘The Rope Song’ dei Devo.
Anna Poiani, baricentro dei Satantango, è graziosa, ma quando canta sa colpire duro (‘Mr.Bone’, ‘Tropic’) anzi durissimo (‘Excitement’, ‘The Rope Song’), ed intimidisce l’ascoltatore come fosse la Patti Smith più sciamanica (ascoltate ‘Bluer’ e ‘Ode to Mark Sandman’ e fatami sapere se non dico giusto…); è ad ogni modo negli episodi più blues e soul che a nostro giudizio dà il meglio di sé (‘Night of the Soul’), mentre ci fa dispiacere quando pare trattenersi un po’ con la voce (succede ad esempio in ‘Mad House’) badando fin troppo alla buona pronuncia inglese ed alla chiarezza del messaggio, evitando però di abbandonarsi a quel pò di follia che noi debosciati del rock’n’roll contiamo di ritrovare nelle esibizioni dal vivo della band. Se proprio non ve lo potte permettere, andate su www.satantango.it: qualche assaggio in real audio del disco è lì ad attendervi…
Autore: Fausto Turi