Ogni tre/quattro cambi di stagione è buona regola ormai che Howe Gelb realizzi qualcosa di nuovo (se si prende in considerazione ciò che pubblica “in privato” con la sua Ow/Om il discorso si allarga ulteriormente). Adesso il mattacchione di Tucson ha ripreso le redini della sigla Giant Sand che, orfana degli “storici” Convertino e Burns, si appresta ad allargare la sua ultraventennale storia con questo “Is All Over The Map”. All’attuale cambio di formazione (ora la band è composta addirittura da musicisti danesi) non corrisponde un similare mutamento stilistico, essendo rimasto al suo posto il direttore d’orchestra. Anzi verrebbe quasi da dire che fra “The Listener”, l’ultima opera in solitario di Gelb e il ritorno del suo storico gruppo, poche siano le differenze. I tipici abbozzi di canzone del nostro che spaziano dal desert rock al blues, dai ritmi sud americani (qui presi in prestito per un pezzo intitolato “Napoli”, il che è tutto dire) alla ballata pianistica sono tutti presenti. Persino le rivisitazioni di suoi pezzi già pubblicati altrove (“Cracklin Water” o la doppia versione di “Classico”, incisa in un primo tempo insieme alla nostrana Nada) o di brani altrui (dietro “Anarchistic Bolshevistic Cowboy Bundle” si cela “Anarchy In The UK” dei Sex Pistols) dimostrano un modus operandi, concettualmente, assai consolidato. Al solito rimane complicato incasellare il musicista statunitense in un unico genere di riferimento o trovarlo alle prese con interpretazioni “scolastiche” di qualcosa che sia già stato fatto. Forse il pericolo sta appunto diventando che tale imprevedibilità è troppo uguale a se stessa, mancando di colpire a pieno come dovrebbe. Howe Gelb rimane un signor songwriter, non più così singolare come c’è lo ricordavamo.
Autore: LucaMauro Assante