Halo Inside è l’album solista di Honeychild Coleman, con etichetta Matteite, e c’è subito da dire che le mancava solo questo come appuntamento con la grande musica.
Paragonata a Bjork , Miriam Makeba, Kate Bush e Sarah Vaughn, da dieci anni è sulla scena prima suonando nella metropolitana newyorkese e poi registrando con weTM, Badawi, Sasha Crnobrnja (Codek), Shiner Massive Soundsystem, Death Comet Crew (feat. Rammellzee), Apollo Heights, il gruppo italiano di elettronica HERE: Jim “Phylr” Coleman (Cop Shot Cop), M. Teho Teardo (Matera / Meathead) e Matteo Dainese (DEJLIGT/ Jitterbugs /Meathead / Ulan Bator) con i quali ha fatto tour in giro per l’Italia per ben tre volte.
Ha una sua etichetta di produzione, la 8RM Records Brooklyn, suona e va in tour (seconda chitarra) con gli Apollo Heights e mette dischi come DJ con lo pseudonimo di DJ Sugarfree.
Proprio registrando con Matteo Danese (ex Meathead e Ulan Bator), a Udine nell’aprile 2006 nasce la prima idea dell’album. E ad agosto Dainese parte per New York dove suona al Safety Rocks Festival (co-prodotto da Coleman) al CBGB. Nel frattempo, si scambiano via skype le registrazioni, fino a che decidono di affidare la produzione artistica del disco al produttore italiano Max Stirner, e incidono infine le parti restanti a Brooklyn nell’appartamento di lei.
Halo Inside mette in fila tutte le suggestioni risultanti dalle diverse collaborazioni della talentuosa artista: si parte con un tipico dub, Callus, seguito da due ottimi pezzi riempiti con chitarre e colorazioni pop-rock, Inside Trois, e Friend, mentre December è un pezzo più soul. Ancora R&B con Torch Song, per tornare a musica più black con gli ultimi pezzi, Orange e Headlock soprattutto fra gli altri,
Diversi gli ospiti, da Mad Professor a NatureBoy, da Jim Kelly, Monk Washington (Apollo Heights) a Robin Guthrie (The Cocteau Twins) fino a Paula Henderson, Molecule, e DJ Olive, che contribuiscono al tipico sound misto di questo ottimo disco, registrato fra Udine e Brooklyn.
Un album così studiato a tavolino non poteva non riuscire, e infatti viene fuori davvero bene, facendosi ascoltare dall’inizio alla fine grazie anche alla presenza di così tanti stili diversi.
Esordio promettente, dunque, che lascia ben sperare per il prossimo album.
Autore: Francesco Postiglione