Mentre il Mondo sembra andare verso globalizzazione ed omologazione generale alla lingua inglese, i Teka-p propongono, cantando in dialetto lombardo, un’alternativa da prendere sul serio, che sicuramente riscuoterà successo a Milano, e chissà nel resto d’Italia. Ma perchè poi, dal momento che ci abituiamo pacificamente a seguire musica straniera di cui spesso non comprendiamo i testi, siamo invece così prevenuti verso la musica nei tanti dialetti italiani? Colpa del provincialismo mentale e dell’esterofilia ossessiva imperante nel nostro carattere, magari. “Contro l’omologazione ci si aggrappa all’identità”, dice in un’intervista al Corriere della Sera il leader del sestetto, Andrea Rodini, che tra l’altro quest’anno ha fatto il maestro di canto al programma tv X-Factor, di Rai Due. Al secondo album dopo il precedente ‘Caragna No’, i Teka-P scherzano col dialetto già dal nome della band, ed arricchiscono la propria musica con tanti elementi, spesso di continuità con la buona tradizione popolare lombarda, da Elio e le Storie Tese, a Giorgio Gaber, a Cochi e Renato, Enzo Jannacci. Disco generalmente movimentato e divertente, con scorie reggae – ‘Te Seet Feliz‘ -, ska – il singolo ‘Tri Pess’, cui partecipa Claudio Bisio -, latine e gospel – ‘Caragna No’ – riusciti vocalizzi a più voci tipo i piemontesi Cantovivo, ma soprattutto tanto cantautorato anche di classe – ‘Sbasii’ – e folklore assortito, assolutamente non solo lombardo: la bella ‘Ruzzanivol’, ad esempio, sarebbe piaciuta al Fabrizio de Andrè di ‘Le Nuvole’. La voglia di scherzare – guardate la copertina – e le musiche – per altro ben suonate – lasciano però la sensazione di un progetto ancora semi amatoriale, da ascoltare distrattamente al pub.
Autore: Fausto Turi