Estremamente scarna, messa a nudo, la musica del Joey Cape solista è solo per voce e chitarra acustica. Eppure, alcuni lo sapranno già: Cape è il cantante dei calipunk Lagwagon, addirittura dall’esordio della band, nel 1989; e canta pure nei Bad Astronaut, e suona la chitarra nei Me First and the Gimme Gimmes. Sul suo sito internet afferma che ci sia un collegamento, tra il punk rock e queste nuove canzoni acustiche, ma non si può essere granchè daccordo: la frattura è forte.
‘Bridge’ è un buon disco, nello stile di Elliot Smith, Simon & Garfunkel e Cat Stevens – come Cape stesso spiega con chiarezza nelle interviste – con circa 3 canzoni di buon valore, precisamente: ‘No Little Pill’, ‘B Side’ e ‘Non Sequitur’ ed un livello medio decoroso, seppure l’aria che vi si respira è quella di un intimismo casalingo leggermente troppo trascinato. Due anni di lavoro portato avanti nei ritagli di tempo, incisioni realizzate a casa propria, ed ecco 12 canzoni ben fatte, che permettono all’autore di staccare la spina rispetto al punk rock californiano – che è tra le musiche più ripetitive del Mondo – e di aprire con una canzone intitolata, pensate un po’, ‘The Ramones are Dead’. Manca la poetica drammatica di Elliot Smith, malgrado la forma sia quella – ascoltate ad esempio ‘Errands’, o ‘Non Sequitur’ – e grazie a Dio non ci sono i risvolti folk che magari ci si aspetta quando di questi tempi qualcuno impugna un’acustica. Poi, quando la cosa volge al termine e diventa un po’ ripetitiva, nella seconda metà dell’ultimo pezzo ‘Home’, arriva l’elettricità, con un sano e primitivo punk rock in coda.
Autore: Fausto Turi