Nuovo trio indie rock italiano, Colore Perfetto esordisce con le 10 canzoni di quest’album per l’etichetta La Tempesta, dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Il disco non ha sbavature, tanto per cominciare, poiché ci consegna un gruppo che saggiamente – di questi tempi in cui la fretta regna sovrana e la velocità è la regola – ha atteso il momento giusto per esordire, acquisendo prima la giusta maturità compositiva ed esecutiva, per poi giungere ad incidere il proprio materiale. Materiale che poi è costituito da pezzi indie rock chitarristici di stampo anni 90 e duemila, sui testi piuttosto introspettivi e celebrali – sebbene non propriamente cupi – del leader David Pollini (voce, basso, tastiere), che intenzionalmente cerca di scrivere e cantare il meno possibile dell’amore, e quando lo fa tenta prospettive nuove, con ellissi che non si riducano a ritornelli comodi e banalità assortite, ma nemmeno all’autocommiserazione spesso tipica dell’indie rock loser.
Anche gli spartiti di tastiera – sovente organo, fisarmonica, o lo spaziale wurlitzer – arricchiscono in maniera provvidenziale, dando un contributo psichedelico, rendendo così zuccherosi i suoni altrimenti spigolosi delle chitarre. Chitarre che, più nude, infatti farebbero pensare ad una edizione in italiano dei Pavement e dei Sebadoh.
Oltre a Pollini, ci sono poi Alessandro Fioroni (chitarra) e Stefano Bandera (batteria), clamorosamente accompagnati, oltre che da qualche session man, dall’amico Moltheni, che qua e là suona e canta, ma soprattutto porta in dote una canzone autografa inedita, addirittura una delle più belle che il cantautore di Sant’Elpidio a Mare abbia mai scritto, intitolata ‘Un Giorno Qualunque’, neanche a dirlo, la vetta dell’album. E malgrado pure la scrittura di Pollini sia notevole – magari leggermente acerba – come nella conclusiva ‘Novecento’, criptica e aperta a diverse interpretazioni. Vere e proprie pagine di diario, lettere a sé stessi, o a chi ascolta, le canzoni dei Colore Perfetto sempre più ci hanno conquistato, e se ‘Il Muro’ è sottilmente inquietante, con uno spoken che ricorda i Massimo Volume e i Six Minute War Madness, la successiva ‘L’Essenza’ procede all’opposto, ammaliante, secondo un impianto tipico della Cristina Donà di ‘Goccia’, per fare un esempio. E, restando sempre in bilico tra realtà e sogno, tra leggerezza e profondità, i Colore Perfetto seguono a ruota Perturbazione e Meganoidi nella ricerca di una terza via all’indie rock italiano, dicendo no alla nicchia, ma anche alle scorciatoie, nell’epoca in cui il successo altri lo cercano facendo i pagliacci ad Amici ed X-Factor.
Autore: Fausto Turi