Forse suonerà semplicistico, ma è così bello trovare, a distanza di qualche tempo, il mondo interiore di Andrea Chimenti. “Vietato Morire” è un oggetto prezioso e, come tale va preservato, studiato, ascoltato a lungo. Capito, anche, perché la bellezza spesso sa nascondersi bene. Un disco adatto a chi abbia voglia e tempo di soffermarsi fra le sue mille e più pieghe, di coglierne le mille e più sfumature. Un disco di immagini, di molte domande e poche risposte.
Andrea Chimenti ci ha abituati a testi complessi, spesso di difficile decifrabilità (non a caso il precedente “Il porto sepolto”, prima spettacolo teatrale, poi album, si basava sulla reinterpretazione di alcune poesie di Ungaretti); e con questo album dà l’ennesima prova di saper padroneggiare uno stile ostico, che non può lasciare indifferenti, il classico “o lo ami o lo odi”; racconti, descrizioni, atmosfera, sensazioni, caldo, freddo, pace, rabbia e frustrazione, ma mai rassegnazione, perché oggi è vietato morire.
Sensazioni racchiuse, tutte, nei primi 3 pezzi, un’apertura al fulmicotone come raramente se ne ascoltano. ‘La Cattiva Amante’ si apre con una voce calma, un po’ folle, ma di colpo il suono si fa etereo, echi del Beck acustico di “Sea Change” si fanno largo e…”amo, amo, amo/e niente che risponde”. ‘Prima della Cenere’ merita una nota a parte, perfetta come è, con il suo piano dondolante, nel suo trasmettere quello che c’è da sapere su ciò che accade prima che tutto finisca, prima che la fiamma si spenga. ‘Oceano’ è interamente costruita sulle voci di Andrea e della bravissima Patrizia Laquidara. Queste prime tre canzoni valgono, da sole, l’acquisto.
Ma non è finita qui. Se le strutture cantautoriali rappresentano ancora il maggior punto di riferimento dell’artista fiorentino, (vedi ‘Limpido’, forse non all’altezza del resto), dalla rete a volte scappano note bizzarre ed inaspettate: ‘Mipney Ma’, canto che appartiene alla liturgia ebraica, qui restituito in versione assolutamente acustica; la ghost track, simpatico riassunto strumentale di quanto ascoltato in precedenza. Alla fine, ‘Il Gioco’ e ‘Se Tornassi alla Fonte’ esprimono il disegno di fondo di “Vietato Morire”: “mio padre dice sempre che quando si trova a passare davanti alla casa in cui è nato ha la sensazione di chiudere un cerchio. Tornare al luogo della partenza, all’inizio del viaggio….se fosse possibile cosa porterei con me? Cosa di tutto quello che ho conosciuto e guadagnato in una vita?”.
Ascoltare, pensare. C’è questo stanotte.
Autore: Andrea Romito