E’ un po’ che mi diverto, e mi fido non poco di fronte a una release con l’icona di chi ha mandato in pensione lo stile ventrale (Mexico 68, salto in alto… ma ce l’avete un minimo di cultura sportiva o per voi è solo questione di indie-rock?! come on guys…): eS, Slumber, EnRoco, e adesso questo quintetto bresciano che si cue addosso, come moniker, l’anagrafe del riconosciuto peggior regista della storia del cinema. C’è una vaga attesa di qualcosa di ganzo, e – dico – vogliamo scappare sul più bello, o l’obiettivo è circoscrivere il più possibile il novero della buona musica? Chi vale entri in tal novero, dunque, senza distinzioni di genere, fama, nazionalità. Già, tanto meglio se dalla nostra penisola ogni tanto salta fuori qualcuno che ci sa fare…
“Like a Movement”, a voler esser esigenti, risente, non proprio pochissimo, di quell’orientamento indie-pop con guizzi di elettronica e voce “debole” che ha portato alla ribalta (ma anche fatto odiare da taluni) un nome come Yuppie Flu. Prima o poi poteva succedere che ci si ispirasse anche a loro, ma, anche in tal caso, fa piacere che non si debba cercare per forza oltreconfine un riferimento. Detto ciò, entriamo pure nelle pieghe del marchio di fabbrica Edwood, che la sua personalità, anche se non ancora “da vendere”, può dire di avercela. Lo sguardo si dirige verso paesaggi notturni e interiori, comunque minimali, comunque accessibili. Sorta di pop di consumo “consapevole”, da sbattere coraggiosamente in faccia alle multinazionali del ritornello.
Ma non di soli tappeti sognanti gli Edwood sono artigiani. Pop vuol dire anche dare quella benedetta mossa al bacino e al collo per scuotere un poco dalla colonna vertebrale in poi. Ed eccolo, allora, il singolo (‘Good Face’) che molti vorebbero farsi uscire dalla testa e dalla penna: refrain killer e rumore “garbato”, orecchiabilità nel sangue ma anche slabbrata ruvidezza (hey, indie-rockers, mica sono soprattutto una posa quegli stracci addosso?). Ecco anche il suo potenziale (e stilisticamente coerente) B-side, ‘The Space Between’, accenno di urgenza punk che scivola leggera tra una chitarrina e una tastiera. Degli altri 9 pezzi più o meno si è già detto tutto, a meno di non voler osservare come possano rappresentare il terreno su cui affinare la propria ispirazione: meno Yuppie Flu, più Edwood (intro: “un impegno concreto”…).
Autore: Roberto Villani