“Lucky Hands”, nuovo lavoro di Thomas Brinkmann, figura di culto della scena minimal-techno internazionale, è sicuramente il suo disco più “pop” e accessibile, pieno com’è di generose “concessioni” alla melodia.
Brinkmann ci spiega che ha prodotto “Lucky hands” in un periodo in cui il suo mood è tendenzialmente “positivo”, sia per motivi personali (“Mi sono ricongiunto a dei miei parenti dopo tanto tempo”), sia perché ha deciso finalmente di rapportarsi in maniera serena ai suoi “eroi”, i suoi punti di riferimento musicali. Naturale che il disco esprima questo stato d’animo. Del resto, “le cose che si fanno rispecchiano sempre il periodo della propria vita in cui vengono pensate”.
La svolta sonora di Brinkmann è stata – per sua stessa ammissione –influenzata anche dalla collaborazione con Tusia Beridze (aka TBA), che presta la sua voce in quattro pezzi dell’album: “Per me rapportarmi al suo modo di intendere la musica è stato come aprire nuovi spazi… e in questi spazi io voglio camminarci come un ospite, e raccogliere le mie impressioni. Come una spugna con abbastanza batteri per decomporsi…”.
Il disco, che in apertura propone i brani più tirati e “duri” (dove, comunque, secondo Brinkmann, prevale un mood positivo: “anche in quella che è forse la traccia più ‘pesante’ del disco, Maschine, che mi fa scoppiare a ridere ogni volta che la sento, col suo testo al limite del nonsense”), si “ammorbidisce” nella parte centrale. Una scelta che Thomas ammette di aver fatto per motivi di “business”. Come dire “prima quello che la gente vuole, e poi ciò che è davvero importante per me in questo periodo”.
I suoni di “Lucky hands”, in certi momenti, richiamano alla mente un certo sound 80’s tanto in voga ultimamente. Un “revival” che il Nostro sembra apprezzare particolarmente, arrivando addirittura a dichiarare che “molte cose di questo cosiddetto revival degli anni ’80 sono fatte addirittura meglio di quello che si faceva vent’anni fa. Ci può essere una sorta di “riproposizione” di certe sonorità senza scadere nel plagio. In questo periodo, ad esempio, sto apprezzando tantissimo i Suicide, ma non quella patina tipicamente anni ’80 che ricopre alcune delle loro produzioni”.
Data la grande varietà di stili e di atmosfere contenuti nel disco, sarebbe interessante osservare la reazione del pubblico alle performance live di Brinkmann, soprattutto di coloro che vanno a sentirlo aspettandosi che li faccia ballare per tutta la notte: “Ho suonato i brani di Lucky Hands al festival di Benicàssim in Spagna, quest’anno. Su di un grande palco, in prima serata. Nei momenti in cui mi sono messo a sperimentare con dei rumori non proprio “accomodanti”, la gente ha iniziato ad abbandonare il tendone. Dal punto di vista “estetico” è stato un momento piuttosto forte. Più tardi ho suonato di nuovo, proponendo il “solito” set dance. E la gente ha apprezzato molto di più.
… Non ho nessuna intenzione di mettermi ad “educare” le persone il venerdì o il sabato notte. Vorremmo almeno provare a fare alcuni pezzi con delle parti cantate, ma Tusia canta con un tono di voce molto basso, il che crea spesso dei problemi di feedback… Il problema è che le discoteche non sono fatte per i concerti”.
Thomas Brinkmann è uno di quelli che la scena elettronica e dei club degli ultimi dieci anni l’ha vissuta da assoluto protagonista. Gli chiediamo come crede che sia cambiata la situazione negli ultimi anni: “Sicuramente non ha più quel fascino e quell’essenza un po’ naive dell’inizio, ma ci sono ancora persone che si comportano come se niente fosse cambiato”.
Concludiamo l’intervista chiedendogli di consigliarci qualche prossima uscita della sua etichetta, la Max Ernst: Preparatevi a delle sorprese… chessò: TBA che passa alla techno?!?”; e con la domanda di rito sui progetti futuri.
“Sto lavorando ad un vinile di due tracce davvero speciale, che uscirà per la Traum e che vede coinvolti i Suicide. Si tratta di una rielaborazione di “Diamonds, Fur Coat, Champagne” (dal secondo disco dei Suicide, n.d.r.). Mi sto divertendo davvero molto, oltre a ricevere un bellissimo quanto inaspettato supporto dalla Blast First, dalla Mute e dai Suicide stessi”.Autore: Daniele Lama
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