Gli appassionati di musica elettronica sanno che i Motel Connection sono una band torinese formata da Samuel (il cantante dei Subsonica), Pierfunk (ex bassista dei Subsonica) e da Pisti, molto noto a Torino come dj house.
I Motel hanno lavorato alla colonna sonora di alcuni film come “Santa Maradona” e “A/R” di Marco Ponti, oltre ad aver pubblicato due album “Give me a good reason to wake up” del 2002 e “Do I have a life?” del 2006 e attualmente stanno lavorando ad un terzo disco.
Il concerto di Napoli del 16 Aprile segna l’inizio del loro tour, che li porterà in giro per l’Italia e per l’Europa per poi riportarli a Napoli all’ìnterno del Neapolis festival 2009.
Inizio subito l’intervista con Pierfunk, al secolo Pierpaolo Peretti Griva, bassista dei Subsonica dalla loro nascita al 1999.
Anche se sei andato via dai Subsonica dopo pochi anni, hai continuato a tenerti in contatto con Samuel. Com’è nata la vostra collaborazione?
Quando ho lasciato i Subsonica, Samuel mi ha proposto di formare un gruppo di musica elettronica. L’idea era di fare un trio, lavorare con gli strumenti elettronici assieme ad un dj ed occuparci soprattutto per sonorizzare immagini e fare un lavoro di supporto all’arte visiva. Ci siamo trovati bene e così è nata l’idea di fare dei pezzi nostri e così il progetto “Motel Connection” ha preso la forma che ha oggi.
Samuel, oltre a cantare coi Subsonica, è ben nota la tua passione per la musica elettronica e la tua attività di dj ma come si colloca il progetto dei Motel Connection all’interno della tua carriera?
E’ un elemento fondamentale, più che della mia carriera, del mio percorso creativo. Ho fatto nascere i Motel Connection insieme a Pisti ed a Pierfunk proprio come un laboratorio creativo e devo dire che questo progetto, oltre ad avermi dato “aria da respirare” che poi ho portato nei Subsonica, come hanno fatto anche gli altri con i loro side-procjects, si sta strasformando in una commistione di creatività che lavorano sinergicamente insieme.
Questo è il punto di partenza da cui abbiamo iniziato e dove dovevamo arrivare, fondamentalmente.
Soprattutto riguardo al nostro ultimo lavoro, non ci sarà canonicamente un disco seguito da un tour ma ci sarà una specie di percorso, fatto insieme ad altre persone, dove inseriremo le nostre creatività in un sistema e costruiremo insieme una serie di pezzi durante appunto i concerti e la vita promozionale di questo progetto, dopodichè tutto questo sarà “fermato” su un disco.
E’ il massimo che si possa chiedere ad un’ esperienza creativa, il confrontarsi con altre persone, soprattutto in ambiti differenti, anche non riguardanti la musica.
Presto uscirà un videogioco, chiamato appunto “Motel Connection”, che è uno degli esperimenti che ci lega alla creatività di altre persone.
Dopo il videogioco, ci sarà anche un fumetto, con il medesimo storyboard, dove noi tre siamo dei supereroi che vanno a ricollocare le giuste emotività del mondo…Magari potesse essere così, ma almeno ci proviamo in un video gioco! (si lascia sfuggire un sospiro, ndr)
In questa fase, i Motel Connection, si riappropriano del loro nome, laddove il “Motel” ospita le creatività delle persone che sono coinvolte nel progetto e di cui stiamo ricevendo i frutti.
Il primo singolo, che si chiama “Human enviromental return of input and output networking” è la prima esperienza che sottolinea una sorta di avvicinamento, un ritorno che noi auspichiamo, all’utilizzo degli input ed output degli elementi che abbiamo a disposizione.
Mi rendo conto che sia un po’ complicato da spiegare…
Complicato si ma interessante! Vediamo se riuscite nell’ardua impresa di farmi capire un concetto scientifico!
Samuel: Questa teoria si basa su una concezione naturale, per cui ogni elemento ed ogni scarto prodotto da un elemento è la materia prima per un altro elemento.
Creando delle reti sistemiche di aziende, di attività, che in qualche modo utilizzano dei materiali e producono degli scarti e questi diventano utili ad altre aziende, si punta a diminuire l’impatto ambientale.
Da qui, il titolo della nostra prima canzone, elaborato assieme a persone che lavorano attivamente in questo ambito e che passano le loro giornate a cercare di creare queste reti sistemiche con le aziende, già con alcuni successi e, in qualche modo, anche loro sono entrati a far parte del progetto Motel Connection.
Pierfunk: Per dire un po’ il tenore delle novità di questo lavoro, in un progetto musicale entra il Politecnico di Torino, il dipartimento di Design industriale, che studia un sistema grazie al quale il nostro sia un percorso a basso impatto.
Samuel: E’ appunto quello che ti dicevo prima, anche se è un po’ difficile da capire.
Siete entrati quindi nella tecnica… “In natura nulla di distrugge, ma tutto si crea”? (azzardo un pochino, mi perdoneranno gli esperti del settore).
Samuel: Esatto. Più che altro, partendo da queste teorie che gli esperti ci hanno illustrato ampiamente, abbiamo capito che è un tipo di creatività utile al nostro ambiente, che può essere assolutamente vicina alla musica, ad una band che va in giro per l’Italia a suonare.
Così abbiamo aperto anche a loro questa sorta di Motel che portiamo in giro, tra l’altro loro hanno realizzato moltissime cose.
Per farti capire un po’ meglio, ti faccio questo esempio: loro hanno organizzato una fiera a Torino, il Salone del Gusto. Una cosa che crea notevole inquinamento nelle fiere è l’utilizzo della moquette, così loro hanno messo in contatto gli organizzatori della fiera con un’azienda che produce una specie di pannelli che poi servono a fare i fondi delle strade, e la rete autostradale di Torino.
Una volta finito il salone, i pannelli utilizzati durante la fiera sono stati reimpiegati per il fondo autostradale, in modo tale da non generare sprechi.
Questo è per spiegarti input e output, cioè quello che per me è un input e che ristrutturo in un output, può essere l’input per qualcun altro ed è quello che rappresenta il primo titolo della nostra prima esperienza di creatività “diffusa” in comunione che stiamo cercando di realizzare nel nostro prossimo album.
Vedo che siete molto vicino all’ambiente. Recentemente siamo stati colpiti dal dramma del terremoto in Abruzzo e adesso molte sono le iniziative di solidarietà verso le persone coinvolte. Voi, come altri artisti, state pensando di prendere una posizione particolare, di partecipare con qualche iniziativa?
Samuel: Certo, sicuramente. Adesso è un po’ presto per parlare di iniziative, innanzitutto bisogna assicurarsi che le persone che non hanno una casa trovino un posto dove alloggiare e ricostruire la loro vita. Tutto quello che verrà in seguito sarà cercare di non lasciare a sé stesse queste persone. In futuro sicuramente organizzeremo dei concerti, coi Motel Connection ma anche coi Subsonica, vogliamo essere in prima fila a titolo gratuito per fornire un sostegno alle persone.
Nei vostri concerti e parlo anche dei Subsonica, cercate sempre di tenere i costi dei biglietti bassi, così come quelli degli album, in una situazione molto “free”, in linea col progetto Casasonica (l’etichetta discografica indipendente torinese a cui hanno dato vita i Subsonica).
Anche il progetto dei Motel afferisce a Casasonica?
Samuel: Più o meno. Utilizziamo una parte della struttura di Casasonica in quanto il manager dei Subsonica, che è il fondatore di Casasonica, è anche il manager dei Motel Connection.
Noi agiamo in una dimensione un po’ più “casalinga”, più autonoma e nostra.
Infatti abbiamo in mente qualcosa di molto particolare legata proprio all’utilizzo del nostro primo singolo che verrà fuori.
Pierfunk: L’idea di fondo è che noi sposiamo l’idea di dare la musica a chi la vuole fruire in maniera libera, attraverso il web ma allo stesso tempo, pensiamo che sia interessante che qualcuno entri in contatto in maniera consapevole che si stia avvicinando ad un prodotto che è stato generato da altri. Chiederemo quindi alle persone che vorranno “downloadare” il nostro singolo, in maniera gratuita, però con un impegno a realizzare delle azioni all’interno della loro comunità e di mandarci quindi una testimonianza di quello che hanno fatto.
Tipo? Per esempio: se volessi scaricare il singolo? (mi viene, chiaramente, da chiedere)
Samuel: Se tu volessi scaricare il singolo, ti impegni a fare un’azione legata al tuo ambiente. Perché una cosa molto importante, legata al discorso che facevamo prima di input e output è che ogni persona lo faccia per il proprio ambiente, per la situazione in cui vive.
Potresti decidere di mettere dei raccoglitori per la differenziata sotto casa tua, poi filmi quello che hai fatto, o fai delle fotografie e le invii al nostro sito.
Noi chiediamo un impegno, non un obbligo, che secondo me genera già distacco da questa cosa ma è importante che chi decida di impegnarsi voglia condividere cos’ha fatto, con un filmato, una fotografia o anche una mail.
Per questa iniziativa abbiamo aperto una zona del nostro sito, che adesso è in costruzione, che si chiama “Good News”, un forum di cose buone per il nostro ambiente.
Pierfunk: L’iniziativa diventa un esempio di cosa intendiamo per creatività diffusa. Ciascuno di noi ha una propria creatività, la nostra musica può essere un input per attivare la creatività di qualcun altro e la creatività diffusa genera azioni, come una pietra lanciata in un lago che genera onde. Il nostro sogno è proprio di vedere queste “onde”.
Samuel: La creatività è stata sempre in qualche modo appannaggio di artisti, musicisti, in realtà ognuno di noi mette la creatività anche nella risoluzione dei problemi quotidiani, soprattutto noi italiani siamo quasi geniali in questo.
Vorremmo stimolare tutte le persone a capire che la creatività non è soltanto una cosa degli artisti ma è appunto comune a tutti.
E la creatività in un gesto buono, che possa aiutare a vivere meglio, è molto importante.
In questo enorme calderone di creatività, intendiamo coinvolgere le persone che magari pensano di essere soltanto venute a vedere un concerto o di aver comprato un disco, quando in realtà non è così.
L’iniziativa è molto interessante, perché in questa maniera sfruttate anche la visibilità che avete dalla rete. Come vi relazionate in base al fatto che adesso la diffusione principale della musica è su internet, che non si vendono più dischi e tutta la polemica delle case discografiche? Siete d’accordo alla diffusione della musica su internet?
Pierfunk: E’ un tema molto caldo anche nelle nostre discussioni, ne parliamo parecchio. Penso che sia oramai inevitabile, perciò cercare di combatterlo come hanno fatto una serie di “grandi crociati” è segno evidente di voler generare fallimento. Invece ci potrebbe essere un uso consapevole del mezzo, che diventi opportunità per generare azioni. Allo stesso tempo, sosteniamo che un nostro prodotto debba essere creativo e che possa essere utilizzato da altri sempre per un fine creativo. Stiamo pensando anche noi ai “Creative Commons”, alla luce di questi nuovi eventi tecnologici, anche se stiamo cercando di stimolare una sorta di coscienza civica, dal punto di vista sociale, attraverso le azioni di cui parlavamo prima.
Stiamo utilizzando la rete anche con una logica di feedback, perché per esempio l’ambientazione e lo storybord del videogioco saranno sviluppati mandando in rete una serie di stimoli, per cercare di creare un dialogo attorno al videogioco.
A proposito della diffusione di musica su internet e dei vari gruppi che tentano di raggiungere tramite la rete, magari dicendo che sono indipendenti, voi siete piuttosto indipendenti come concetto ma in realtà vi rivedete in quello che è la definizione di “indie” e in quello che è la scena indipendente?
Samuel: Se l’Indie vuol dire crearsi una propria strada, creativa e di struttura, che ti permetta di essere totalmente libero, noi siamo gli imperatori dell’Indie, non soltanto Indie.
Se invece l’Indie è legato ad una moda, una scena, uno sbandierare un’indipendenza che fondamentalmente non c’è quasi mai, perché molti gruppi che si definiscono indie fanno parte di multinazionali e sono schiavi di un sistema al quale si vogliono teoricamente ribellare, allora non siamo indie.
Alla musica non abbiamo mai dato una definizione, abbiamo sempre cercato per l’amore che abbiamo per “ella” (cito testualmente l’aulico Samuel, che in questo istante diventa romantico come uno studente di lettere classiche ndr) di liberarla.
Certo, bisogna sorreggerla con dei fondi che ti arrivano dalla casa discografica ma siamo sempre riusciti a mantenerla “nostra” ed indipendente nel senso proprio della parola.
Eri nella copertina di XL del numero di Marzo, dedicata alla musica indipendente che non trova spazio nei grandi media, sulla quale è scaturita anche una polemica nel numero successivo, dove ha replicato chi nei grandi media ci lavora.
(E qui Samuel esclama “Io le polemiche me le perdo tutte!”.)
Molti non hanno apprezzato la presenza degli Afterhours a Sanremo, mentre i Subsonica hanno partecipato al festival nel 2000 con “Tutti i miei sbagli”.
Samuel: All’epoca eravamo indipendenti, avevamo firmato con la Mescal, che però si faceva distribuire da grandi case discografiche. La definizione “indipendente” spesso diventa uno specchietto per le allodole, per chi le cose non le conosce molto bene.
Per me indipendente è quello che s’alza la mattina, va a lavoro e poi la sera va in saletta, suona ed incide con i propri mezzi un disco, va a fare i concerti e magari ha una piccola etichetta che distribuisce i suoi dischi. Questo è il vero indie e solo queste persone hanno il diritto di definirsi così. Ma l’indie per molte persone è diventato un tipo di musica, il che è sbagliato.
Siamo andati a Sanremo, perché non abbiamo mai visto la divisione tra musica “indie” e musica “normale”, per noi si tratta sempre di musica. La nostra poi è sempre stata così personale, fortemente caratterizzata….i Subsonica o si amano o si odiano! Il fatto che noi non siamo classificabili in nessun genere preciso fa decadere ogni definizione, che sia indie o mainstream.
Lo stesso vale per i Motel Connection, che sono ancora più sperimentale, perché ci concediamo il lusso di decostruire un genere come quello della House e ricostruirlo con dentro dei “colori” diversi, come la pop music o la black, in un calderone che diventa talmente personale ed originale che sta su un altro piano, quindi diventa fuori luogo parlare di indie.
Con i Subsonica siamo sotto contratto con una multinazionale pur mantenendo il totale controllo artistico su quello che facciamo, al contrario di tantissimi gruppi che si definiscono indie.
Tornando ai Motel, mi avete fatto venire in mente un’iniziativa dei Radiohead, che cercano sempre di fare i loro concerti con politiche molto particolari, come quella di non generare inquinamento, invitando i fan a spostarsi a piedi. Vi siete ispirati a qualcosa del genere?
Samuel: In realtà il concetto su cui si basa il nostro ragionamento è un po’ un’evoluzione di questo, che forse si colloca prima. E’ un concetto che non ti dice di non inquinare, ma ti dice che il tuo scarto che è inquinamento, può essere utilizzato da un altro. La creazione di reti sistemiche è il punto fondamentale da capire, perché è meglio riuscire a fare utilizzare gli scarti degli altri, piuttosto che impedire alle persone di produrre gli scarti. E’ una cosa un po’ diversa da quella dei Radiohead. Purtroppo queste cose a volte diventano un po’ inverosimili, poco fattibili dal punto di vista della realizzazione. Qualche tempo fa coi Subsonica avemmo l’idea di fare una tournè che avesse un minimo impatto ambientale, utilizzando delle attrezzature che convertissero l’energia solare in energia per gli strumenti. Questa cosa ad oggi è impossibile da realizzare e purtroppo non è credibile il fatto che le persone possano arrivare soltanto con i mezzi pubblici o a piedi, perché non ci sono gli spazi ed i mezzi adeguati. Sono idee bellissime ma non suffragate dalla realtà.
Quello su cui cerchiamo di basare il nostro progetto futuro è il passaggio intermedio, quello che porterà in futuro ad avere una tecnologia che porterà a non inquinare più.
Ma adesso non c’è questo tipo di tecnologia, perciò la cosa migliore da fare è il creare le reti sistemiche, che sicuramente riducono l’inquinamento.
Ho notato una cosa molto particolare, tra l’altro, dei Motel, cioè che avete fatto le colonne sonore per due film di Marco Ponti, infatti all’inizio ho creduto che lavoraste solo per quello, anche perché avete fatto intercorrere parecchio tempo dai vostri lavori…
Pierfunk: La colonna sonora per noi è sempre stato lo stimolo per fare musica, perciò quando Marco Ponti ci ha proposto Santa Maradona noi lo abbiamo visto come stimolo visivo a cui dare supporto musicale, in linea col progetto della connection.
Dalla colonna sonora abbiamo capito che potevamo avere una vita autonoma al di là delle immagini, ed è nata l’idea di creare una band.
Ma questa è una notizia! Prima di “Santa Maradona” non pensavate di creare un gruppo, quindi!
Pierfunk: No, assolutamente!
Allora siete mossi da un’istanza artistica!
Pierfunk: Esatto, questa è proprio l’origine della “Motel Connection”.
Samuel: E’ da lì che abbiamo capito di poter essere una band, di poter creare dei dischi.
Pierfunk: Il tempo che passa tra un disco e l’altro è parecchio perché ognuno di noi è impegnato anche in altri progetti, perché i Motel Connection sono comunque “periodo” parte della nostra a cui noi ci dedichiamo.
Che progetti avete? Avete in mente una tournè estiva?
Samuel: Si, una tournè estiva e poi l’album, come ti accennavo prima. L’idea è nata dal fatto che alla fine del tour vedevamo i pezzi che erano cambiati, si erano evoluti, mentre quelli del disco erano chiaramente fermi. Invece, partendo dai concerti, possiamo vedere i pezzi crescere e poi fermarli su disco, e dopo procedere con la seconda parte del tour.
Fino a Settembre saremo in giro con tantissime date, anche al Sonar di Barcellona, poi ci fermeremo per il disco, che uscirà a Gennaio e poi faremo un tour un pò diverso.
Abbiamo girato da pochi giorni il video a Londra con un video-artista molto capace, che lavora moltissimo coi movimenti naturali delle luci.
Anche qui, visto il livello molto basso delle televisioni musicali, vorremmo orientarci verso canali un po’ diversi, che non siano solo le televisioni ma che siano legati anche ad altre strade, più autonome.
A parer mio, le televisioni musicali hanno un po’ finito quello che avevano da dire, sono state sostituite dalla rete, dove si trova sempre più musica di qualità, anche perché i canali musicali sono oramai un ricettacolo di programmi con studenti che litigano…
Sono assolutamente d’accordo. E mentre discutiamo della decadenza di questi programmi, ci raggiunge anche Pisti, l’ultimo che era rimasto ancora alle prese con il soundcheck.
Pisti è l’unico di loro che conosco solo per fama, grazie ad amici torinesi che mi hanno raccontato le sue gesta da dj, perciò approfitto per chiedergli com’è nato il sodalizio con Samuel e Pierfunk.
(E qui s’è aperto un simpatico siparietto tra me e Pisti, prima della risposta seria, che ora vi riporto:
Io: come nasce il vostro sodalizio?
Pisti: A casa!
Io: Di Samuel?
Pisti:…il sodalizio tra noi tre? Ah, scusami!)
Pisti: E’ nato dieci anni fa, spontaneamente. Era un momento dove a Torino si intrecciavano varie influenze. Loro venivano spesso nei locali dove io mettevo la musica ed a me piaceva molto il loro lavoro. L’occasione di incontrarci è stata la sonorizzazione per un video d’arte. Ci siamo quindi trovati bene ed abbiamo iniziato a lavorare assieme, molto semplicemente ed abbiamo avuto l’idea di formare i Motel Connection.
Una curiosità, visto che molti musicisti si danno alla letteratura ed affini, raccoglierete le vostre esperienze su un blog?
Pierfunk: Troviamo molto lungo e difficile scrivere, sicuramente raccoglieremo qualcosa ma la nostra idea è di lavorare molto velocemente con le immagini, per cui faremo una sorta di report delle nostre giornate, con fotografie o minivideo.
Sicuramente, nessuno di noi farà il “letterato”.
Ed ecco l’ultimissima domanda che faccio ai Motel: se non aveste fatto questo lavoro che avreste fatto?
Pierfunk mi risponde che forse avrebbe fatto lo sportivo, mentre Pisti non ha dubbi “Il comico!”.
E concordo con Pierfunk nel dire che sarebbe riuscito bene!
Autore: Veronica Serena Valli
www.motelconnection.co.uk